Sant’Alfonso Maria de’ Liguori, maestro di vita spirituale per la gente semplice
DI ANDREA DRIGANI
Mercoledì 30 marzo, nel corso dell’udienza generale, Papa Benedetto XVI ha presentato la figura di Sant’Alfonso Maria de’ Liguori (1696-1787). A questo Dottore della Chiesa – ha detto il Pontefice – siamo molto debitori, perché è stato un insigne teologo moralista e un maestro di vita spirituale per tutti, soprattutto per la gente semplice. È l’autore delle parole e della musica di uno dei canti natalizi più popolari in Italia: Tu scendi dalle stelle.
Il Papa ha ricordato che il giovane Alfonso dopo aver esercitato a Napoli, in modo brillante, l’avvocatura per otto anni, s’indignò per la corruzione e l’ingiustizia che viziavano l’ambiente forense e decise di abbandonare la professione e, con essa, la ricchezza e il successo, scegliendo di diventare prete. Dopo l’ordinazione sacerdotale sant’Alfonso – ha osservato Benedetto XVI – iniziò un’opera di evangelizzazione e di catechesi tra gli strati più umili della società napoletana, a cui amava predicare e che istruiva sulle verità basilari della fede. Non pochi di questi uomini, poveri e modesti, molto spesso erano dediti a vizi e compivano azioni criminali. Con pazienza e coraggio Sant’Alfonso insegnava loro a pregare, incoraggiandoli a migliorare. Ottenne ottimi risultati : nei quartieri più miseri della città si moltiplicavano gruppi di persone che, alla sera, si riunivano nelle case private e nelle botteghe, per pregare e per meditare la parola di Dio, sotto la guida di alcuni catechisti formati da Alfonso. Per desiderio dell’arcivescovo di Napoli, queste riunioni vennero tenute nelle cappelle della città e presero il nome di «cappelle serotine». Esse furono una vera e propria fonte di educazione cristiana, tant’è che furti, duelli e prostituzioni finirono quasi per scomparire. Anche se il contesto dell’epoca di Sant’Alfonso era ben diverso dal nostro – ha concluso – le «cappelle serotine» appaiono un modello di azione missionaria a cui possiamo ispirarci anche oggi per una «nuova evangelizzazione».