Dove scompare Dio,  l’uomo cade nella schiavitù delle idolatrie

DI ANDREA DRIGANI

Mercoledì 15 giugno Papa Benedetto XVI nel corso dell’udienza generale ha voluto rammentare la figura del profeta Elia suscitato da Dio per portare il popolo d’Israele alla conversione. Ed in particolare ha voluto ricordare la famosa sfida di Elia con i seguaci di Baal avvenuta sul Monte Carmelo, narrata nel I Libro dei Re (18,20-40): si sarebbe preparato un sacrificio e pregando il vero Dio si sarebbe manifestato  con il fuoco che consumerà l’offerta. I «profeti» di Baal gridano e si agitano, ma non ottengono nulla, mentre Elia con la sua intercessione, chiede a Dio ciò che Dio stesso desidera fare. E così avviene: cade il fuoco del Signore e consuma l’olocausto , la legna , le pietre e la cenere.

Il fuoco – osserva il Papa – questo elemento insieme necessario e terribile, legato alle manifestazioni divine del roveto ardente e del Sinai, ora serve a segnalare l’amore di Dio, che risponde alla preghiera e si rivela al suo popolo. Cari fratelli e sorelle – si è chiesto il Pontefice – che cosa dice a noi questa storia del passato? Innanzitutto è in questione la priorità del primo comandamento: adorare solo Dio. Dove scompare Dio, l’uomo cade nella schiavitù di idolatrie, come hanno mostrato, nel nostro tempo, i regimi totalitari e come mostrano anche diverse forme del nichilismo, che rendono l’uomo dipendente da idoli, lo schiavizzano. Lo scopo primario della preghiera – ha aggiunto Benedetto XVI – è la conversione: il fuoco di Dio che cambia il nostro cuore e ci fa capaci di vedere Dio e così vivere secondo Dio. I Padri della Chiesa ci dicono che questa storia di Elia è profetica, nel senso che è ombra del futuro, è un passo verso Cristo e ci insegnano che qui vediamo il vero fuoco di Dio: l’amore che guida il Signore fino alla croce, fino al dono totale di sé. La vera adorazione di Dio è dare se stessi a Dio e agli uomini, la vera adorazione è l’amore. E la vera adorazione di Dio – ha concluso – non distrugge, ma rinnova.