Il «Buon Pastore» ci guida anche nelle strade difficili del nostro tempo
DI ANDREA DRIGANI
Mercoledì 5 ottobre, nel corso dell’udienza generale, Papa Benedetto XVI ha ripreso la catechesi sulla preghiera, soffermandosi sul Salmo 23. Le immagini di questo salmo (che inizia con le parole: «Il Signore è il mio pastore: non manco di nulla») con la loro ricchezza e profondità – ha detto il Pontefice – hanno accompagnato tutta la storia e l’esperienza religiosa del popolo d’Israele e accompagnano i cristiani. La figura del pastore, in particolare, evoca il tempo originario dell’Esodo, il lungo cammino nel deserto, come gregge sotto la guida del Pastore divino. E nella Terra Promessa era il re ad avere il compito di pascere il gregge del Signore, come Davide, scelto da Dio e figura del Messia.
Poi – ha proseguito il Papa – dopo l’esilio di Babilonia, quasi in nuovo Esodo, Israele è riportato in patria come pecora dispersa e ritrovata, ricondotta da Dio a rigogliosi pascoli e luoghi di riposo. Ma è nel Signore Gesù che tutta la forza evocativa del Salmo 23 giunge a completezza e trova la sua pienezza di significato: Gesù è il «Buon Pastore» che va in cerca della pecora smarrita, che conosce le sue pecore e dà la vita per loro. Egli è la via, il giusto cammino che ci porta alla vita, la luce che illumina la valle oscura e vince ogni nostra paura. È Lui – ha continuato Benedetto XVI – l’ospite generoso che ci accoglie e ci mette in salvo dai nemici preparandoci la mensa del suo corpo e del suo sangue e quella definitiva del banchetto in Cielo. È Lui il Pastore regale, re nella mitezza e nel perdono, intronizzato sul legno glorioso della croce.
Il Salmo 23 ci invita a rinnovare la nostra fiducia in Dio, abbandonandoci totalmente nelle sue mani. Chiediamo, dunque, con fede che il Signore ci conceda, anche nelle strade difficili del nostro tempo, di camminare sempre sui suoi sentieri come gregge docile e obbediente, ci accolga nella sua casa, alla sua mensa e ci conduca ad «acque tranquille».