La fede ha anche una dimensione razionale e intellettuale
DI ANDREA DRIGANI
Venerdì 20 gennaio Papa Benedetto XVI ha ricevuto i docenti e gli alunni dell’Almo Collegio Capranica, in occasione della ricorrenza di Sant’Agnese vergine e martire, patrona del Collegio. Questa duplice qualifica: vergine e martire ha detto il Pontefice richiama alla nostra riflessione che un testimone credibile della fede deve essere una persona che vive per Cristo, con Cristo e in Cristo, trasformando la propria vita secondo le esigenze più alte della gratuità. Anche la formazione del prete esige integralità, compiutezza, esercizio ascetico, costanza e fedeltà eroica, in tutti gli aspetti che la costituisce. Al fondo ha continuato il Papa vi deve essere una solida vita spirituale animata da una relazione intensa e intima con Dio. La vita sacerdotale richiede un anelito crescente alla santità, un chiaro «sensus Ecclesiae» e un’apertura alla fraternità senza esclusioni e parzialità.
Del cammino di santità del prete ha aggiunto Benedetto XVI fa parte anche la sua scelta di elaborare, con l’aiuto di Dio, con la propria intelligenza e il proprio impegno, una vera e solida cultura, frutto di uno studio appassionato e continuo. La fede ha una sua dimensione razionale e intellettuale che le è essenziale. Il Verbo di Dio si è fatto carne e il prete, autentico sacerdote del Verbo Incarnato, deve diventare sempre più trasparenza, luminosa e profonda, della Parola eterna che ci è donata.
Chi è maturo anche in questa sua formazione culturale globale ha proseguito il Pontefice può essere più efficacemente educatore e animatore di quell’adorazione «in Spirito e verità» di cui Gesù parla alla samaritana (Gv 4,23). Tale adorazione è chiamata a diventare, soprattutto nella Liturgia, il «rationabile obsequium», di cui parla San Paolo, cioè un culto nel quale l’uomo stesso, nella sua totalità di essere dotato di ragione, diventa glorificazione del Dio vivente.