La preghiera e il male che vediamo in noi e intorno a noi

DI ANDREA DRIGANI

Mercoledì 1° febbraio Papa Benedetto XVI, nel corso dell’udienza generale, ha osservato che nella preghiera dobbiamo essere capaci di portare davanti a Dio le nostre fatiche e le nostre sofferenze e anche il peso del male che vediamo in noi e attorno a noi, perché Egli ci dia speranza, ci doni un po’ di luce nel cammino della vita.

Ogni giorno – ha continuato il Pontefice – nella preghiera del Padre nostro chiediamo al Signore: «Sia fatta la tua volontà, come in cielo così in terra» (Mt 6,10). Riconosciamo cioè che c’è una volontà di Dio nella nostra vita, che deve diventare il riferimento essenziale del nostro volere e del nostro essere ; riconosciamo poi che è nel «cielo» dove si fa la volontà di Dio e che la «terra» diventa «cielo», luogo della presenza dell’amore, della bontà, della bellezza, solo se in essa viene fatta la volontà di Dio. Nella preghiera di Gesù al Padre, in quella notte terribile e stupenda del Getsemani, la «terra» è diventata «cielo», la «terra» della sua volontà umana, scossa dalla paura e dall’angoscia, è stata così assunta dalla sua volontà divina, così che la volontà di Dio si è compiuta anche sulla terra. E questo – ha aggiunto Benedetto XVI – è importante pure nella nostra preghiera.

Dobbiamo imparare ad affidarci di più alla Provvidenza, chiedere a Dio la forza di uscire da noi stessi per rinnovargli il nostro «si», per ripetergli «sia fatta la tua volontà», per conformare la nostra volontà alla sua. È una preghiera – ha proseguito il Papa – che dobbiamo fare ogni giorno, perché non sempre è facile affidarci alla volontà di Dio, ripetere il «sì» di Gesù, il «sì» di Maria. I racconti evangelici del Getsemani mostrano dolorosamente che i tre discepoli, scelti da Gesù per essergli vicino, non furono capaci di condividere la sua preghiera e furono sopraffati dal sonno. Domandiamo al Signore di essere capaci di vegliare con Lui, per portare in questa «terra» un po’ del «cielo».