Nella preghiera incontriamo Gesù, amico, testimone e maestro
DI ANDREA DRIGANI
Mercoledì 7 marzo Papa Benedetto XVI, durante l’udienza generale, ha osservato che percorrendo il Vangelo si vede come il Signore sia, per la nostra preghiera, amico, testimone e maestro. In Gesù – ha aggiunto – si rivela la novità del nostro dialogo con Dio: la preghiera filiale. E da Gesù, inoltre, impariamo come la preghiera costante ci aiuta a interpretare la nostra vita, ad operare le nostre scelte, a riconoscere e ad accogliere la nostra vocazione, a scoprire i talenti che Dio ci ha dato, a compiere la sua volontà, unica via per realizzare la nostra esistenza.
A noi – ha continuato il Papa – spesso preoccupati dei risultati concreti che conseguiamo, la preghiera di Gesù indica, poi, che abbiamo bisogno di fermarci, di vivere momenti d’intimità con Dio, «staccandoci» dal frastuono di ogni giorno, per ascoltare, per andare alla «radice» che sostiene e alimenta la vita. Uno dei momenti più belli della preghiera di Gesù – ha proseguito Benedetto XVI – è proprio quando Egli, per affrontare malattie, disagi e limiti dei suoi interlocutori, si rivolge al Padre suo in orazione e insegna così a chi gli sta intorno dove bisogna cercare la fonte per avere speranza e salvezza. Ma il punto più alto di profondità nella preghiera al Padre, Gesù lo raggiunge nel momento della Passione e della Morte, in cui pronuncia l’estremo «sì» al progetto di Dio e mostra come la volontà umana trova il suo compimento nell’adesione piena alla volontà divina e non nella contrapposizione.
Nella preghiera di Gesù al Padre sulla croce confluiscono, come ricorda anche il Catechismo della Chiesa Cattolica, tutte le angosce dell’umanità di ogni tempo, schiava del peccato e della morte, tutte le implorazioni e le intercessioni della storia della salvezza. Chiediamo al Signore – ha concluso – di vivere il cammino della nostra preghiera imparando dal Figlio, fattosi uomo per noi, come deve essere il nostro modo di rivolgerci a Dio.