I cinquant’anni dalla «Pacem in terris»

DI ANDREA DRIGANI

Lunedì 24 aprile Papa Benedetto XVI ha inviato un messaggio ai partecipanti alla sessione plenaria della Pontificia Accademia delle Scienze Sociali, i cui lavori sono dedicati al cinquantesimo anniversario della pubblicazione dell’Enciclica «Pacem in terris» di Giovanni XXIII. Al culmine della guerra fredda – esordisce Benedetto XVI – quando il mondo stava ancora venendo a patti con la minaccia costituita dall’esistenza e dalla proliferazione di armi di distruzione di massa, il Beato Giovanni XXIII scrisse quella che è stata definita «una lettera aperta al mondo». Era un appello sentito da un grande Pastore, vicino al termine della propria vita, affinché la causa della pace e della giustizia venisse promossa con vigore in ogni settore della società, a livello nazionale e internazionale. Mentre lo scenario politico globale è notevolmente cambiato – prosegue il Pontefice – la visione proposta da Papa Giovanni ha ancora molto da insegnarci mentre lottiamo per affrontare nuove sfide per la pace e la giustizia nell’era post-guerra fredda, tra la continua produzione di armamenti.

Ha poi rammentato che nella Pacem in terris si afferma che non si dà pace tra gli uomini se non vi è pace in ciascuno di essi, se cioè ognuno non instaura in se stesso l’ordine voluto da Dio. Pace e giustizia – continua Papa Ratzinger – sono frutto del giusto ordine, che è iscritto nella creazione stessa, scritto nel cuore umano (Rm 2,15) e pertanto accessibile a tutte le persone di buona volontà, a tutti i «pellegrini di verità e di pace». L’Enciclica di Papa Giovanni era ed è un forte invito a impegnarsi in quel dialogo creativo tra la Chiesa e il mondo, tra i credenti e i non credenti, che il Concilio Vaticano II si è proposto di promuovere. Offre una visione profondamente cristiana del posto che occupa l’uomo nell’universo, consapevole che così facendo propone un messaggio di speranza a un mondo che ha fame di essa, un messaggio che può risuonare tra le persone di ogni credo e di nessun credo, poiché la sua verità è accessibile a tutti.

Dal 1963, l’anno della Pacem in terris e della morte di Giovanni XXIII, alcuni conflitti che all’epoca sembravano irrisolvibili sono diventati storia. Facciamoci, dunque, coraggio – conclude il Pontefice – mentre lottiamo per la pace e la giustizia nell’attuale società, fiduciosi che la nostra ricerca comune dell’ordine stabilito da Dio, di un mondo in cui la dignità della persona umana riceva il rispetto che le è dovuto, può dare frutto e lo darà.