Dio non è rimasto «nell’alto dei cieli»

DI ANDREA DRIGANI

Lunedì 11 giugno Papa Benedetto XVI ha ricevuto un gruppo di cappellani e di operatori pastorali dell’aviazione civile. Siate sempre ben consapevoli – ha esordito il Pontefice – di essere chiamati a rendere presente, negli aeroporti del mondo, la missione stessa della Chiesa, che è quella di portare Dio all’uomo e guidare l’uomo all’incontro con Dio. 

Gli aeroporti – ha continuato il Papa – sono luoghi che rispecchiano sempre più la realtà globalizzata del nostro tempo, in essi si trovano persone differenti per nazionalità, cultura, religione, stato sociale ed età, ma vi sono pure situazioni umane variegate e non facili, che richiedono sempre attenzione, come i migranti o i richiedenti asilo, ed inoltre vi sono i disagi causati dalle misure per contrastare gli atti terroristici. È in questo contesto – ha proseguito Benedetto XVI – che siete invitati ad annunciare con forza rinnovata la Buona Novella, con la parola, con il vostro esempio e con la vostra testimonianza, consci che, pur nell’occasionalità degli incontri, la gente sa riconoscere un uomo di Dio e che spesso anche un piccolo seme in un terreno accogliente può germogliare e produrre frutti abbondanti. Nelle aerostazioni, inoltre, avete la possibilità di venire a contatto con tante persone, che lavorano in un ambiente in cui sia la mobilità, sia la tecnologia rischiano di oscurare la centralità che deve avere l’essere umano. 

Spesso – ha aggiunto – l’attenzione maggiore è riservata all’efficienza e alla produttività, a scapito dell’amore del prossimo e della solidarietà, che devono, invece, caratterizzare i rapporti personali. In questo vostro servizio pastorale – ha detto ancora il Pontefice – avete come modello e protettrice la Vergine Santa, che vi venerate con il titolo di Madonna di Loreto, in ossequio alla tradizione che attribuisce agli angeli il trasporto da Nazareth a Loreto della Casa di Maria. C’è però un altro «volo» di cui quella santa Casa è testimone, quello dell’arcangelo Gabriele, il quale recò a Maria il lieto annuncio che sarebbe diventata Madre del Figlio dell’Altissimo. Così l’Eterno è entrato nel tempo. È la manifestazione dell’infinito amore di Dio per la sua creatura. Mentre eravamo ancora peccatori Dio ha mandato il suo Figlio, Gesù Cristo, per redimerci con la sua morte e resurrezione. Egli – ha concluso il Papa – non è rimasto nell’«alto dei cieli», ma si è immerso nelle gioie e nelle angosce degli uomini del suo tempo e di tutti i tempi, condividendo la loro sorte e ridonando la speranza.