Seguire Gesù è una scelta radicale
Siccome molta gente andava con lui, Gesù si voltò e disse: «Se uno viene a me e non odia suo padre, sua madre, la moglie, i figli, i fratelli, le sorelle e perfino la propria vita non può essere mio discepolo. Chi non porta la propria croce e non viene dietro a me, non può essere mio discepolo».
È delineato chiaramente il tema del discorso: la sequela del Signore Gesù. Con tutta la radicalità che tale scelta comporta.
Gesù usa vocaboli estremamente forti: dice di odiare… . Si tratta di preferire il regno di Dio a qualunque cosa e persona. Niente e nessuno può essere anteposto. Si tratta di una sequela che conduce al dono supremo di sé; a sacrificare la vita.
Si tratta di abbracciare e portare la propria croce ogni giorno: una sequela dolorosa; continuata, quotidiana; un camminare dietro i passi di Gesù che sale al Calvario. La croce è il massimo del dolore e della emarginazione. E si tratta non di supina rassegnazione, ma di libera, amorosa accettazione. Con Gesù. Per Gesù.
Mi sovviene una sequenza del film «The passion» di Mel Gibson: Gesù cade stramazzato a terra sotto la croce. Che viene posta sulle spalle del Cireneo. Ma appena Gesù riesce a rialzarsi, subito torna sotto la croce, sicché la portano insieme, Gesù e il Cireneo, il Cireneo e Gesù.
Gesù porta la croce insieme a noi. Niente di più consolante e di più bello; non ci lascia soli. E la croce diventa strumento di espiazione, di purificazione e di santificazione.
Dopo questi due insegnamenti, Gesù ne aggiunge un terzo, usando due immagini: quella del costruttore di una torre e quella di un re a capo del suo esercito. Ad ambedue consiglia caldamente: al primo di fare bene i conti prima di iniziare i lavori, per non correre il rischio di non poterli finire; al secondo di calcolare se gli convenga affrontare un esercito che è il doppio del suo. Il cristiano non deve essere un sempliciotto, né un ingenuo. Deve mettere in conto i costi e le difficoltà; deve essere una persona assennata; si tratta di scelte serie. Deve, per ciò stesso, prevedere e anche correggere. Dev’essere un uomo avveduto. Saggio. Prudente. Una persona pratica, che si confronta con scelte concrete.
Gesù chiude con una richiesta lapidaria, che riassume tutto il discorso: «Chiunque di voi non rinuncia a tutti i suoi averi non può essere mio discepolo!» Non poteva essere più categorico. Né più chiaro. Né più esigente.
Chiedo scusa se, frate cappuccino, mi permetto di concludere queste piccole riflessioni con una preghiera di san Francesco d’Assisi, che mi sembra si attagli al tema accennato. Dice: «Onnipotente, eterno, giusto e misericordioso Dio, concedi a noi miseri, per la forza del tuo amore, di fare quello che sappiamo che tu vuoi, e di volere sempre quello che a te piace, affinché sempre più interiormente purificati, interiormente illuminati e infiammati dal fuoco dello Spirito Santo, possiamo seguire le orme del tuo Figlio diletto, il Signore nostro Gesù Cristo e, con l’aiuto della sola tua grazia, giungere a te, o Altissimo, che nella Trinità perfetta e nella Unità semplice vivi e regni glorioso, Dio onnipotente, per tutti i secoli dei secoli. Amen».
Fa’ che seguiamo le orme del tuo Figlio, attraverso un cammino di purificazione, di illuminazione, di sempre più ardore di fede e di amore, per grazia dello Spirito Santo, sempre più: un cammino inarrestabile fino all’incontro definitivo/perfetto, nella gloria del cielo.
*Sacerdote cappuccino