Maria e Marta: azione e contemplazione, insieme
Mentre erano in cammino entrò in un villaggio e una donna di nome Marta lo accolse nella sua casa. Essa aveva una sorella, di nome Maria, la quale, sedutasi ai piedi di Gesù, ascoltava la sua parola.
Gesù è entrato a Betania ed è accolto in casa da Marta, sorella maggiore di Lazzaro e Maria. A lei spetta fare gli onori di casa; mettere a tavola Gesù e i dodici affamati, capitati senza preavviso. C’è da sgambettare per accontentarli tutti e Marta non vuol certo fare brutta figura. Ma mentre lei è tutta indaffarata, la sorella Maria sta beatamente seduta ai piedi di Gesù, incantata dalla sua parola. Come se niente fosse. Non vede che Gesù; per lei non c’è che Gesù; le preme solo fare compagnia a Gesù e pendere dalle sue labbra, inebriarsi dell’ascolto. Ascoltare la parola di Gesù. A un dato momento Marta, con quella confidenza che le permette di parlare a Gesù, in qualche modo lo rimprovera. Gli si fa avanti per dire: Ma Signore, non ti curi che mia sorella mi abbia lasciato sola a servire? Dille dunque che mi aiuti! Dopotutto, mi do daffare per te!
E Gesù? Difende Maria e rimprovera Marta, richiamandola per ben due volte: Marta, Marta, tutti preoccupi e ti agiti per molte cose. Non è il suo umile e sollecito servire che Gesù rimprovera, ma il suo troppo agitarsi, troppo pre-occuparsi. Le cose passano avanti, occupano i primi posti e poi non tutte sono necessarie. C’è una cosa più importante, veramente buona, superiore a tutte: una sola cosa di cui c’è bisogno, quella che ha scelto Maria! E questa non le sarà tolta.
Questa piccola scena, accaduta nella casetta di Marta e Maria, ha una portata incredibilmente universale ed eterna. Si sono viste nelle due sorelle l’immagine delle monache contemplative e delle suore attive. Intanto precisiamo che Gesù abbatte uno steccato fino ad allora insormontabile: fare sua discepola una donna. Era scritto nel Talmud: Meglio bruciare la Parola di Dio piuttosto che insegnarla a una donna!
Poi aggiungiamo: migliaia di monache, nei loro monasteri, hanno seguito l’esempio di Maria, centrando la vita nella contemplazione del Signore, mentre altre migliaia e migliaia di suore hanno seguito l’esempio di Marta nel servire i poveri, i bambini, i malati, i lebbrosi, gli incurabili, gli abbandonati. È incredibile come da un piccolo episodio «domestico», di una sera lontana, possa essere scaturito un fiume d’amore a Dio e ai fratelli. Tanto è il perenne irrompere dello Spirito nella Chiesa e nel mondo.
Ma attenzione: non dobbiamo contrapporre le due scelte di vita, che, anzi, si completano e devono vivere in simbiosi. Non si può né si deve essere contemplativi isolandosi dai problemi della Chiesa e degli uomini; né si può o si deve essere attivi, sganciati dalla contemplazione; ci si svuota. Si rischia di portare se stessi invece che Dio. Per essere canali bisogna essere stati lungamente serbatoi. Essere «anime contemplattive» e cioè attivi nella contemplazione e contemplativi nell’azione. I santi lo sanno bene. Perciò prima attingono alla Sorgente dell’acqua che zampilla per la vita eterna (allo Spirito Santo), poi si buttano per le strade, salgono sui soffitti, scendono nei bassifondi. Ricordiamo appena: dopo che Madre Teresa ha ripulito di vermi la lebbrosa raccolta sul marciapiede, a lei che chiedeva: «Chi te lo fa fare?» Madre Teresa rispose: «Il mio Signore». E la poveretta: «OH, parlami del tuo Signore, dev’essere tanto buono se ti fa fare cose buone!»
Maria e Marta: contemplazione e azione congiunte; in simbiosi. Sempre
*Sacerdote cappuccino