Gesù, il buon pastore da ascoltare e seguire
«In quel tempo Gesù disse: le mie pecore ascoltano la mia voce e io le conosco…» . Così inizia il Vangelo di questa domenica. Fa parte di un discorso molto ampio, nel quale Gesù si rivela pastore. Il pastore che chiama le sue pecore una per una, le conduce fuori, cammina davanti a loro; le pecore lo seguono, conoscono la sua voce… Il buon pastore offre la vita per loro. Ho altre pecore – dice Gesù – anche queste io devo condurre finchè si farà un solo gregge e un solo pastore. Il discorso sembra concluso, di fatto Gesù lo riprende quando, per la festa della Dedicazione, passeggiando nel tempio sotto il porticato di Salomone, i giudei lo sollecitano: Fino a quando ci terrai sospesi? Se sei il Cristo, dillo apertamente! Gesù risponde: Ve l’ho detto, ma voi non credete, perchè non siete mie pecore.
Da qui inizia il Vangelo di questa domenica. Ascoltiamo Gesù che dice: «Le mie pecore conoscono la mia voce; io le conosco ed esse mi seguono». Notiamo quel possessivo «mie»: rivela tutto l’affetto di Gesù per noi. Notiamo la forza di quel «conoscere», che non si limita al livello intellettivo: Adamo conobbe Eva ed Eva concepì un figlio. Si tratta di una conoscenza possessiva, d’amore, generatrice di vita.
Le mie pecore conoscono la mia voce e mi seguono. È un ascolto che comporta una sequela. L’ascolto della parola del Signore deve innescare un cammino con Gesù, dietro Gesù, ricalcando le sue orme. Come? Vivendo secondo la forma del santo Vangelo: il vangelo – direbbe san Francesco – diventa norma di vita. Gesù è il modello su cui specchiarci. Gesù è il maestro da ascoltare. Il suo comportamento ci sollecita a chiederci: come agirebbe ora, qui, Gesù? Come si è comportato con gli amici e i nemici, con i buoni e i peccatori, con le donne e coi bambini? Il suo insegnamento ci sprona ad ascoltarlo: Amate i vostri nemici; fate del bene a quelli che vi fanno del male; fate agli altri quello che volete che gli altri facciano a voi; perdonate settanta volte sette, eccetera… .
La sequela esige che Gesù sia la via da seguire, la verità da credere, la vita da amare; sia il Signore della vita; il Sole attorno al quale ruotano affetti, sentimenti e azioni, i giorni e gli anni.
Gesù continua dicendo: Io do loro la vita eterna.
Questa è la nostra ultima, definitiva destinazione: in Dio, con Dio.
E Gesù ce ne dà sicura certezza; asserisce: Niente e nessuno me le rapirà. Sono un dono del Padre ed il Padre con me – siamo una cosa sola! – le custodirà. Niente e nessuno potrà strapparle dal loro amore. Vengono da ricordare le forti parole di san Paolo: Chi ci separerà dall’amore di Cristo? Forse le tribolazioni, le angosce, la fame, la sete, il presente, il futuro? Ma noi siamo più che vincitori in tutte queste cose, in virtù di Colui che ci dà forza!
Nessuno le strapperà dalla mia mano; nessuno le strapperà dalla mano del Padre mio; è più grande di tutti.
Quanto amore c’è dentro queste espressioni mirabili! Quanto siamo importanti, preziosi per il Signore! Quanta grandezza e dignità ci rivelano queste parole di Gesù! Teniamo sempre presente questo amore di Dio Padre che veglia su di noi, ci accompagna, ci protegge. E’ davvero l’Emmanuele-Dio sempre con noi. Il Signore ci doni di essere sue pecore che ascoltano la sua voce e lo seguono. Ci darà la vita eterna.
*Sacerdote cappuccino