La nascita di Gesù è il frutto di un cammino
La liturgia di questa domenica ci accompagna proprio sulla soglia del Natale, fungendo quasi da introduzione a questa celebrazione, infatti se leggiamo il vangelo della Messa vespertina della vigilia (che non sempre viene celebrata nelle parrocchie, sostituita dalla Messa nella Notte) troviamo la narrazione della genealogia di Gesù (Mt 1,1-25) quella concatenazione di persone ed eventi che illustrano il distendersi nel tempo dell’annuncio fatto dal profeta Natan al re Davide nella prima lettura di oggi (2Sam 7,1-16).
È un tema importante perché offre una chiave di lettura per comprendere il modo in cui Dio si pone nei confronti degli uomini.
È interessante innanzitutto cogliere la correzione che il profeta è costretto a effettuare sul suo primo giudizio, quella marcia indietro rispetto al via libera dato in un primo momento al progetto di edificazione del tempio da parte di Davide. L’affermazione «il Signore è con te», è quanto meno frettolosa, come se il profeta identificasse la parola del Signore con il proprio parere. Ma anche a lui tocca, come già molti anni prima al profeta Balaam, modificare la propria intenzione sintonizzandosi su quello che, invece, è il messaggio di Dio. Balaam avrebbe dovuto maledire Israele e invece è costretto a benedirlo, annunziando fra l’altro, anche se da lontano, lo spuntare della stella del Messia (cf. Nm 24,17).
Così Natan sente l’urgenza di comunicare un messaggio simile: Dio si rivela nella storia intessuta con il suo popolo e non in un tempio di pietra. Poi il tempio, come sappiamo, verrà costruito, ma sarà spesso causa di aspra sofferenza per Israele, e a volte anche un’occasione di inciampo per chi confida «nelle parole menzognere di coloro che dicono: Tempio del Signore, (…) tempio del Signore è questo!» (Ger 7,4).
Gesù Cristo arriva, quindi, non come un meteora ma come frutto pieno di questo cammino, di questa storia intessuta da Dio con il suo popolo, al punto che l’idea di un tempio vivo, non fatto di pietre, accompagnerà la sua predicazione e quella degli apostoli. Cristo è la pietra angolare (cf. Ef 2,20), il tempio è il suo stesso corpo (cf. Gv 2,21) ma anche i credenti in lui sono chiamati a costituire un edificio spirituale (cf. 1Pt 2,5), ad essere un solo corpo con lui (cf. Rm 12, 4-5). Di segno totalmente opposto, rispetto all’iniziale affermazione di Natan, è l’affermazione «il Signore è con te!» rivolto dall’angelo alla Vergine Maria che troviamo nel Vangelo di oggi (Lc 1,26-38): non si tratta della frettolosa affermazione di un’idea plausibile, ma di una sorpresa che lascia perplessa la stessa destinataria, come sappiamo. Non è il tentativo di sacralizzare, in nome di Dio, la propria visione del mondo e delle cose, ma dell’irruzione di qualcosa di sorprendente e inaspettato, che all’inizio sconcerta: «come è possibile?…» ma poi non lascia spazio che all’accoglienza di una realtà che urge dal profondo.
Se Baalam non può fare a meno di benedire Israele e annunziare il luccicore di una stella lontana, Natan aprire il progetto di Davide a dimensioni inusitate, Maria pone il sigillo finale con il suo «eccomi» all’annuncio profetico: Cristo viene in mezzo a noi, la presenza di Dio riempie il cosmo, la storia e il cuore dell’uomo.
*Cappellano del carcere di Prato