Tutta l’umanità è assunta con Maria
Nonostante la «donna coronata di stelle» che ci è presentata dalla prima lettura della Messa del giorno (Ap 12, 1-10) sia divenuta una delle icone più tradizionali della Vergine Maria, ormai da tempo gli esegeti sottolineano come questa immagine esprima piuttosto la realtà della Chiesa in cammino nella storia, in una situazione di conflitto con le forze del male che si incarnano storicamente in soggetti diversi e che vive nella certezza che la Parola annunciata, «partorita» da essa, sia intangibile a queste forze ostili e che essa stessa gode della protezione di Dio che le offre rifugio, anche se nel deserto, in una situazione comunque precaria.
Questa ambivalenza è del resto inscritta nel DNA della comunità cristiana, che è sì nel mondo ma non del mondo (cf. Gv 17, 11.16), debole eppure forte (cf. 2Cor 6, 8-10) senza comunque dimenticare (contro ogni tentazione manichea) che il nemico non è semplicemente all’esterno ma anche all’interno di essa, situazione condivisa da ciascuno dei suoi membri. Questa ambivalenza, di per sé, non è della Vergine Maria che, assunta al cielo, vive la condizione ultima e definitiva della pienezza della vita. Ma è proprio nel mistero dell’assunzione che si può recuperare la vicinanza, quasi la sovrapposizione di queste due immagini, Maria e la Chiesa.
Il termine «assunzione» rimanda all’azione di qualcun altro, che è il vero soggetto dell’azione. L’assunzione di Maria comincia in certo qual modo con l’annunciazione, quando Dio la chiama e la associa al suo disegno di salvezza. Dio assume in Cristo una natura umana per mezzo di Maria, l’umanità viene assunta dal verbo in una unione inscindibile, l’umanità personale di Cristo, ma anche l’umanità di coloro che sono chiamati ad essere suo Corpo, la Chiesa. Possiamo perciò sottolineare, per certi versi, l’unicità di Maria, ma anche il fatto che la sua assunzione al cielo non è che un riverbero dell’assunzione dell’umanità compiuta da Cristo nella sua incarnazione. Perciò Maria è membro della Chiesa, pur primo ed eccelso, dentro a un movimento che ha la sua radice nell’incredibile condiscendenza di Dio per le creature oggetto del suo amore, il Dio «ricco in misericordia (Ef 2,4) che ha voluto condividere e donare tutto se stesso amando i suoi fino alla fine.
Il mistero dell’ assunzione della Vergine rimane tale ai nostri occhi riguardo alla sua attuazione concreta, ma non la chiamata alla comunione con Dio che abbiamo ricevuto, l’adozione a figli (Gal 4,5) che è uno dei fondamenti della nostra fede e che possiamo sperimentare ogni giorno nell’affidamento a colui che, come in Maria, può fare grandi cose in noi.
*cappellano del carcere di Prato