Maria, arca dell’alleanza
La liturgia della parola della solennità dell’Assunzione di Maria, particolarmente ricca perché comprende anche la celebrazione vespertina della vigilia, ci propone l’immagine dell’Arca dell’alleanza come richiamo e chiave di lettura di questa festa. È noto infatti che, anche nella devozione popolare, Maria è venerata come «Arca della nuova alleanza», colei sulla quale si distende, fin dal momento dell’Annunciazione, l’ombra dell’ Altissimo (cf. Lc 1,35) così come i cherubini facevano ombra con le loro ali all’Arca dell’alleanza (cf. Eb 9,5); l’arrivo di Maria presso Elisabetta provoca il sussulto di gioia del Battista nel grembo della madre, cosi come è accolto con gioia l’arrivo dell’Arca in mezzo al popolo (cf. 1Sam 6,13).
Potremmo dire che l’Arca dell’alleanza è una sorta di «sacramento» per Israele, non un puro simbolo, né solo una testimonianza dei grandi eventi della storia del popolo di Dio, né solo il contenitore delle tavole dell’alleanza, la manna, il bastone di Aronne (cf. Eb 9,4). Essa era segno della presenza divina che operava nel presente con braccio potente, una forza così grande da suscitare perfino timore, come spesso accade. E infatti basta leggere le storie dell’Arca contenute nei libri di Samuele e Cronache, per capire che questa presenza poteva divenire veramente ingombrante per lo stesso popolo di Dio. L’Arca, come vessillo del Signore, è contesa dai nemici di Israele che se ne impadroniscono, venendo per questo percossi dalla forza divina che ne promana, ma poi vengono percossi gli stessi israeliti che hanno osato guardare verso di essa o uno degli addetti al suo trasporto che l’ha toccata. Diviene così motivo di apprensione per Israele che non sa come comportarsi. Alla fine sarà Salomone che la sistemerà nel tempio costruito appositamente per essa (cf 2Cr 8,11).
Da questo punto di vista il parallelismo con la vergine Maria non potrebbe essere più lontano. Se l’Arca diviene un problema per Israele al punto che arriva a non sapere che farne, e in qualche momento sembra addirittura che venga rimandata dall’uno all’altro contendente come una bomba innescata, in Maria la presenza di Dio, che ormai vive in lei, si mette in cammino in prima persona per andare a incontrare il suo popolo, per visitarlo e redimerlo, come sole che sorge dall’alto (cf Lc 1, 67-78). È una presenza benefica che non ha controindicazioni. Maria è colei che nel Magnificat ne canta la grandezza (cf Lc 1, 39-56), non semplice portatrice di una presenza, ma prima interprete, che non aggiunge niente alla sinfonia di salvezza ma consente di percepirne tutte le sue sfumature.
*Cappellano del Carcere di Prato