Messaggi stupendi sul regno di Dio
Le parabole che Gesù racconta prendendo due esempi dal regno della natura ci consegnano due messaggi stupendi.
Il piccolissimo seme di senape e la sua crescita meravigliosa. Per richiamare l’attenzione sulla forza irresistibile del seme, che, una volta, gettato nella terra, cresce da solo, il lavoro del contadino è ridotto al minimo: «getta il seme sul terreno» e «manda la falce». Null’altro. Accurata, invece, la descrizione della crescita: prima compare lo stelo verde e tenero, poi la spiga, e infine il chicco maturo nella spiga. Uno sviluppo che lascia stupefatti e incanta, pur richiedendo tempo e pazienza.
Ecco l’insegnamento: l’assimilazione del messaggio evangelico non è immediata; l’opera di trasformazione dell’uomo richiede giorni ed anni. Tuttavia, una volta che la Parola di Cristo è penetrata nel cuore, mette in atto un dinamismo inarrestabile. Chi accoglie la Parola, non rimane più lo stesso.
Messaggio stupendo per gli evangelizzatori: preti, consacrati, laici. Tutti questi, frequentemente, se non ottengono subito qualche risultato concreto, si fanno prendere dallo scoraggiamento. La parabola insegna che la stagione e l’abbondanza del raccolto non dipende da loro, ma dal terreno in cui il seme è caduto.
Indispensabile, certamente, l’autenticità dell’annuncio, ma dopo è necessario saper attendere, propiziare il risultato con l’impegno fedele dell’intercessione, mantenere la calma, contemplando – se Dio vuole – con stupore e gratitudine il seme che germoglia e cresce da solo.
Modello di predicatore del Vangelo è Paolo che ai cristiani di Corinto dichiara: «Io ho piantato, Apollo ha irrigato, ma è Dio che ha fatto crescere» (1 Cor 3,6).
La parabola interpella tutti – genitori, educatori, catechisti, responsabili della comunità cristiana – i quali talvolta si lasciano prendere dall’impazienza e dalla fretta, con l’unico risultato di apparire aggressivi, intolleranti, pessimisti.
Anche la seconda parabola è tratta dall’esperienza della vita dei campi. Piccoli semi scompaiono sotto terra per rinascere poi steli, arbusti e anche grandi alberi. Un stupefacente contrasto fra la piccolezza degli inizi e la grandezza dei risultati, che Gesù intende mettere in risalto con la parabola del «granello di senape», che, secondo l’opinione popolare, era il più piccolo di tutti i semi. La meraviglia è che da un chicco così piccolo che quasi non lo vedi, germogli e cresca, in una sola stagione, un arbusto che anche oggi, lungo le rive del lago di Galilea, può raggiungere i tre metri di altezza.
La parabola non intendeva far profezie sui futuri trionfi della Chiesa, ma essere un invito a considerare le cose con gli occhi di Dio. Gli uomini danno valore a ciò che si presenta grande, a ciò che appare, e giudicano i fallimenti ed i successi in base al prestigio, alla notorietà, ai titoli onorifici, ai guadagni. Gesù ha capovolto la scala dei valori: «Chiunque diverrà piccolo, sarà il più grande nel regno dei cieli» (Mt 18,4).
La parabola infonde gioia e ottimismo: Un giorno appariranno a tutti le meraviglie operate da Dio attraverso chi si è fatto umile e servo di tutti. Basta guardare il suo Figlio.
Il brano si chiude con una annotazione dell’evangelista: Gesù «in privato, ai suoi discepoli spiegava ogni cosa». Occorre riflessione, silenzio, preghiera, un clima spirituale adatto se si vuole accogliere, dallo Spirito, la luce necessaria per assimilare e tradurre il messaggio di queste parabole in scelte di vita.
*Cardinale