Nell’amore trinitario la missione della Chiesa

Sul monte che Gesù aveva indicato» i discepoli vissero un momento intenso, anche di sofferenza, perché «dubitavano». L’avvicinarsi di Gesù non fu soltanto un movimento esteriore, fu anche un toccarli dentro e renderli capaci  di dare testimonianza. Dinanzi a loro Gesù proclamò l’autorità ricevuta dal Padre: «ogni potere in cielo e sulla terra». In conseguenza disse la parola che mise in movimento l’annuncio del Vangelo nella storia dell’umanità:  «Andate dunque! E fate discepoli tutti i popoli».

È urgente comprendere che la Pasqua è un inizio più che una conclusione. Tutto quello che Gesù ha fatto e ha detto non ha senso se non come preparazione a questa avventura unica di cui la Pasqua è l’alba. Avventura non soltanto del piccolo popolo dei Giudei che aveva ricevuto da Dio il dono dell’alleanza, ma di tutti gli uomini, al di là di ogni razza, lingua, cultura, tradizione, fede religiosa.

Il Vangelo deve essere annunziato a tutti gli uomini. Non è una cosa semplice, perché il Cristo non ci domanda di fare dei «gregari», ma dei «discepoli», cioè di favorire ad altri l’incontro con Lui stesso. Non si tratta di «arruolare», ma di «battezzare». Battesimo che non è soltanto «battesimo di acqua» per la penitenza, come quello di Giovanni Battista, ma è «battesimo di acqua nello Spirito Santo», per cui ognuno diventa figlio di Dio ricevendone la vita per mezzo di Gesù Cristo.

Con l’appuntamento fissato da Gesù su un monte della Galilea, prende inizio la missione della Chiesa: una partenza che non si realizza che nello Spirito e con l’aiuto dello Spirito. Lui soltanto ha la forza di strapparti dai dubbi e dalle abitudini, Lui soltanto ti dà il fiato per gridare il Vangelo a tempo e fuori tempo: è il dinamismo trinitario della nostra vita: per Cristo nello Spirito al Padre.

Pasqua, Pentecoste, tempo ordinario: in ogni istante il fuoco dello Spirito suscita la ripresa di quel cammino che è testimonianza della Buona Novella per la speranza dell’umanità intera. Un cammino nel quale tu non sei solo, perché Gesù Cristo mantiene magnificamente la promessa: «Sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo».

La Beata Madre Teresa di Calcutta racconta: «Un maomettano era con padre Gabric e guardava una Sorella, che fasciava con tanto amore le piaghe di un lebbroso. La Suora non parlava, ma agiva, raccolta.

Il maomettano si volse al padre e gli disse: per tutti questi anni ho creduto che Gesù fosse un profeta, ma oggi capisco che è Dio perché ha messo tanto amore nelle mani di questa Sorella!».

«Non è superfluo ricordarlo – ci dice il Papa Paolo VI [Evangelii Nuntiandi, 26] – evangelizzare è anzitutto testimoniare, in maniera semplice e diretta, Dio rivelato da Gesù Cristo, nello Spirito Santo».

«Oggi siamo chiamati – e non possiamo tergiversare – ad accettare la fede cristiana nello spirito del Cristo-uomo, della sua umanità che ci dà un potere che non è un potere di questo mondo, perché passa, per l’appunto, per la via opposta al potere. Noi sappiamo che la via diametralmente opposta al potere si chiama amore … Dove c’è amore, non c’è potere, c’è servizio. Ebbene, finché non vedremo camminare queste certezze per le vie che sono all’opposto delle vie del potere – politico, economico, culturale – noi avremo motivo di dubitare. Ma se è lo Spirito di Dio che suggerisce in noi la certezza della fede, allora il dubbio non vincerà in noi e potremo camminare anche in mezzo alla notte con la nostra lampada accesa» (P. Ernesto Balducci).

*Cardinale