La museruola al male

Il Vangelo di questa domenica ci fa meditare sull’andare di Gesù di Nazaret a Cafarnao, di sabato entra nella sinagoga e si mette ad insegnare. Gesù insegna con autorità con competenza  tale che la gente lo percepisce e con stupore lo riconosce: «La gente che ascoltava era meravigliata del suo insegnamento». Non usa un atteggiamento superbo e saccente, non si mette a ripetere delle regole, ma la parola che Gesù pronuncia ha un sapore diverso, è una parola che suscita interesse, è credibile tanto che la gente presente si sente interpellare personalmente da parole cariche di significato.

Gesù non è un rabbino diplomato, non ha un curriculum universitario, eppure insegna con autorità. Le sue parole hanno significato perché è Lui stesso che le riempie. La vera novità non sta nel dire parole belle o nuove, la vera novità è Lui stesso. Una parola che si rende credibile anche attraverso gesti, fatti.

C’è un uomo nella sinagoga, un uomo che abitualmente varca quella porta. L’attenzione si sposta su di lui. Grida. Le parole di Gesù sono state talmente forti e pregnanti che inducono l’uomo a gridare. Ma, come mai quest’uomo non si è fatto vivo prima? È inevitabile, quando passa, il Signore rompe un sistema di apparente tranquillità. Ma quest’uomo parla al plurale: che sei venuto a fare, sei venuto a rovinarci? Il Signore è venuto a smantellare l’immagine distorta che abbiamo di Dio.

Quest’uomo sa bene con chi sta parlando: io so chi sei il santo di Dio. È un po’ come sapere il catechismo a memoria, tante formule ma vuote, tanto è vero che pensa che Gesù rovini la vita. È un uomo che soffre sicuramente, non sa cosa dice perché in fondo nella vita vogliamo essere felici. Gesù è venuto a guarire chi è nel dolore. Lo sgrida, lo invita a tacere: taci ed esci da lui. Gesù invita il male a tacere, ad uscire da li. Il taci non è rivolto all’uomo, ma al male. La traduzione dal greco è: metti la museruola. In un certo senso è come dire, smettila di parlare cosi, smettila di lasciarti soggiogare dal male, apriti alla vita; apri la tua bocca la voglio riempire, dice il Salmo 80, ma con parole di vita non di morte.

Gesù vuole ridonare a quest’uomo la dignità, vuole che ritorni a essere un uomo libero, capace di parlare con parole di speranza, capace di vivere con amore. Tutti furono stupiti, il male finalmente usci da quell’uomo. Solo la Sua parola può avere questa capacità: scuotere dal di dentro, la sua Parola chiede di essere accolta. Ciascuno di noi può far uscire da sé il male che fa male attraverso la comunione con Lui che è Parola viva, liberante.

Ed ecco che si diffonde la fama di Gesù. Il bene non può restare nascosto, il bene deve essere contagioso. Questo per dire che tutti possiamo essere contagiati, perché la sua Parola è anche per noi, oggi. Questa Parola, oggi, ci aiuta a riprendere il cammino con più slancio con più gioia perché il Signore non lascia nessuno; la sua Parola è venuta per creare ponti, relazioni, per aiutarci a distruggere quelle false immagini di Dio.

In Gesù si compiono le antiche profezie. Per bocca di Mosè, Dio aveva annunciato che in futuro sarebbe sorto un profeta pari a lui (Dt 15,18). Gesù è il profeta, e, oggi insegna a ciascuno la via di Dio, la via che porta l’uomo alla vera vita, la via che conduce alla verità dell’amore, una via che ci allontana dal male. Il Vangelo ci riporta all’essenza della Parola, oggi assistiamo a tanti miracoli quelli che poco si vedono ad occhio nudo ma che operano nel cuore dell’uomo. Buona domenica.

Suor Tiziana Chiara