Lasciare le nostre vie per trovare sentieri nuovi
C’è in noi, da sempre, un’innata tendenza a sognare. Cambia l’oggetto dei nostri desideri, ma non mancano mai i sogni. Essi sono l’infinito dentro il nostro cuore. Col tempo si trasformano, ma poi scopriamo che la loro essenza resta la stessa. La storia degli apostoli di Gesù è simile alla nostra. Vivevano la loro vita quotidiana cercando di realizzare i propri sogni. Simone e Andrea erano pescatori. E quando Gesù chiese loro di lasciare le reti, essi sapevano che stavano per lasciare tutto il proprio mondo. Tutto ciò che avevano desiderato e costruito.
L’incontro con Gesù avviene sulla scia dei nostri sogni. Dio non stravolge le nostre vie: semplicemente, dà consistenza alle nostre aspirazioni. Le rende più vere, più profonde. Ne cambia la qualità. Le realizza in maniera autentica. «Il sogno è l’infinita ombra del Vero» (G. Pascoli). Simone e Andrea volevano semplicemente essere pescatori di pesci, ma Gesù li rende pescatori di uomini. Per far questo, chiede loro di lasciare le ombre, per poter ricevere in dono la realtà. Chiede di abbandonare i propri sogni, di metterli nelle sue mani e di credere che Lui li realizzerà in pienezza. Chiede anche, talvolta, a qualcuno di noi, un momento di stasi, di deserto, di silenzio, di fallimento, per farci scoprire il suo vero sogno sulla nostra esistenza. Che è anche la nostra aspirazione più profonda, alla quale non arriveremmo mai senza il suo aiuto.
Un’amica carissima mi ha scritto recentemente: «Cerco di capire il senso di ciò che mi sta capitando, ma non trovo risposta». Non c’è risposta, a volte, nella vita. C’è solo la possibilità di far germogliare in noi una fiducia sempre più profonda nella bontà delle vie di Dio. Che a volte ci sembrano tortuose, incomprensibili, misteriose come, del resto, dovettero apparire anche agli ebrei che solo per una lunga strada raggiunsero la Terra promessa: una via piena di insidie, ma che fece loro conoscere la tenerezza infinita di un Padre che si prendeva cura di loro, li nutriva, li perdonava, li fortificava e li portava tra le sue braccia.
Gesù ci invita a convertirci per credere al vangelo. La parola «convertitevi» (Mc 1,15) corrisponde a «lasciarono le reti e lo seguirono» (Mc 1,18) e a «lasciarono il loro padre Zebedeo nella barca con i garzoni» (Mc 1,20) e significa, dunque, che possiamo avere il coraggio di prendere le distanze dai nostri sogni, dai nostri programmi, dalle nostre vie, per lasciarci guidare nei misteriosi sentieri che Egli ci mostra nella vita quotidiana. Anche quando non li comprendiamo.
«Credere nel vangelo» (Mc 1,15), significa dare fiducia a Gesù quando ci promette: «Vi farò diventare pescatori di uomini» (Mc 1,17) e non più di pesci. La vita cristiana è prendere le distanze dalle nostre vie, per scoprire che Dio desidera per noi una felicità che noi non siamo in grado neanche di immaginare. È come desiderare di allargare un appartamento, ma poi provare a realizzare il sogno solo creando nuove camere a partire da quelle già esistenti. Per farlo, bisogna restringere gli ambienti! Invece, se vuoi ingrandire realmente la casa, se vuoi cambiarne la qualità, dovrai costruire un piano nuovo, diverso, a una nuova altezza. Gesù vuole innalzare un nuovo piano nell’edificio dei nostri sogni e della nostra vita. Non gli basta restringere i nostri vecchi spazi per creare camere nuove. Preferisce cambiare la qualità della nostra esistenza. Desidera innalzarci su un piano a noi sconosciuto. Mentre lo farà, dovremo sopportare le vertigini. Ma quando il piano sarà innalzato, il nostro sguardo sulla vita sarà diverso. Per questo, San Paolo invita a vivere con libertà e leggerezza: «D’ora innanzi, quelli che hanno moglie, vivano come se non l’avessero; quelli che piangono, come se non piangessero; quelli che gioiscono, come se non gioissero; quelli che comprano, come se non possedessero» (1 Cor 7,29-30). Talvolta, non ci accorgiamo di essere come un uomo che, innamoratosi di un quadro, di un libro, di un armadio o di un qualsiasi oggetto, non riesce mai a staccarsi da esso, perchè gli sembra vitale. Immaginatevi di stare tutto il giorno con la faccia attaccata a un armadio! Sì, certo, amate quell’armadio, non potete vivere senza di esso, e allora state lì, fermi, incapaci di liberarvi dalla schiavitù. E magari vi ribellate se qualcuno prova a staccarvi! Spesso, tutti noi siamo così davanti a Dio.
La preghiera, però, se pure non sempre ci dà risposte, non mancherà mai di aprirci all’amore, alla fiducia, alla speranza, alla gratitudine. La preghiera ci purifica, ci libera, ci apre ai sogni del Padre. E un giorno, forse, ci farà scoprire di essere diventati vero dono per gli altri.
Suor Mirella Caterina Soro