Andiamo a vedere dove abita Gesù

Il vangelo che mediteremo oggi ci invita a stare svegli, a camminare, a osare passi nuovi. Un testo che non ci dice per filo e per segno quali passi fare, ma ci invita a non smettere di cercare, a non smettere di camminare. «Il giorno dopo»: così inizia il racconto del Vangelo di Giovanni. Che cosa era capitato il giorno prima? Giovanni il Battista aveva visto Gesù e lo aveva indicato ai discepoli come colui sul quale aveva visto scendere lo Spirito Santo nelle acque. Il giorno dopo, in un apparente pomeriggio qualsiasi, esattamente alle quattro del pomeriggio, Gesù invita i discepoli a seguirlo, e oggi invita anche noi.

Gesù entra in scena sulla strada. È un Gesù che viene, che passa. È un Gesù che passa sulla strada di tutti. La strada, la casa, la città, luoghi comuni, luoghi del passaggio che segnano la Sua manifestazione. L’azione di Gesù: «passare». E chiede «Che cosa cercate?». Inizia con una domanda. Ed è una domanda, quella di Gesù, che ti riporta al cuore, che ti porta a guardare dentro di te, dove vanno le nostre attese, quelle più profonde, del cuore? Oggi è chiesto a noi: che cosa cercate? «Maestro, dove abiti. Venite e vedrete»!

È importante notare che non ci sono grandissimi discorsi antropologici, sociologici, ma ciò che balza alla vista e alla mente del lettore sono i verbi di movimento: andare, vedere, rimanere. Quasi il Signore dicesse: venite a vedere dove sto, dalla mia casa capirete, passando invita a qualche ora insieme per capire, è solo dimorando insieme che capirete. E il brano continua: vennero, dunque, e videro e rimasero presso di lui quel giorno. Erano circa le quattro del pomeriggio! Niente di programmato, nessuna complicazione nell’organizzazione, non ci sono proclamazioni di cattedre o titoli, non viene prima chi ha titoli o soli, non ci sono parole ma  andarono e videro. Stupisce che non è detto neanche che cosa videro. Quello che Gesù vuole proporre ai discepoli non è tanto aderire a una dottrina, a delle regole prestabilite, ma invita a chiamare per nome ciò che abita dentro, invita a rientrare in sé. 

Questo breve testo ci invita a camminare, a non smettere di cercare, la domanda qui non è cosa devo fare, come posso aiutare il prossimo, quanto devo dare ecc., la domanda è: dove abiti? È importante la dimensione familiare, importante è dove sei tu Signore affinchè questo nostro camminare abbia un senso.

Tutta la liturgia ci invita a rispondere alla sua chiamata, se davvero ci mettiamo in ascolto e lasciamo fare a lui capiremo cosa vuol dire abitare con lui. Questi discepoli rimasero folgorati, innamorati a tal punto da non tornare più indietro, travolti da un fuoco divorante. Il Signore coinvolge, stravolge, ma l’uomo non si mette in sintonia con Lui non può comprendere. Samuele per 3 volte è stato chiamato e alla terza volta ha risposto. Non si può dare tutto per scontato.

Oggi il Signore ci invita all’ascolto. E a tal proposito mi viene in mente una storiella semplice e quanto mai attuale  che racconta così: «Ero sordo come una campana, vedevo la gente che faceva ogni sorta di giravolte: la chiamavano danza. A me, che ero sordo, pareva tutto così stupido. Ma un giorno sentii la musica e capii: quant’era bella la danza». (Il canto degli uccelli. Frammenti di saggezza nelle grandi religioni di Anthony De Mello)

Se non vi è una sintonia, se non vi è compartecipazione si fa fatica a capire, ad accettare e a mettersi in cammino.

Oggi la domanda è rivolta a ciascuno di noi: Chi cercate? Non possiamo continuare a cercare restando fermi nei nostri luoghi, immobili nelle nostre posizioni di attacco quando le cose non vanno. Facciamo nostre le parole di S. Anselmo: Ti supplico, Signore Dio mio, insegna al mio cuore dove e come cercarti, dove e come possa trovarti. Signore, se tu non sei qui, dove andrò a cercarti? Se poi sei dappertutto, perché non ti vedo qui presente? Fidiamoci del Signore, di certo non resteremo delusi.

Suor Tiziana Chiara