Dio ci chiama alla vigna: noi come rispondiamo?

Il brano proposto per questa domenica si colloca nel capitolo ventunesimo di Matteo; qui si evidenziano contrasti tra Gesù e i suoi avversari dopo l’ingresso a Gerusalemme (Mt 21,1-10). Oggi poniamo la nostra l’attenzione sulla parabola dei due figli, sugli appelli che ogni giorno riceviamo per «andare a lavorare nella vigna».

La parabola inizia subito con una domanda: che ve ne pare? E lo svolgimento di un perché. Un padre ha due figli e si rivolge a entrambi. Al primo figlio, chiede di andare nella vigna e questo immediatamente rifiuta, ma dopo il rifiuto iniziale, ci ripensa e va. È un cambiamento importante, perché questo figlio modifica la sua opinione, si smuove un sentimento.

Il secondo figlio acconsente ma poi fa come vuole. Il primo disobbedisce con la bocca ma aderisce con la vita, il secondo dice si con la bocca ma è disobbediente nel cuore.

In questi due figli possiamo rispecchiarci, a volte docili, a volte ribelli. Due fratelli cosi diversi, cosi disattenti a ciò che è il cuore del Padre, sì, perché la loro idea a quella di un padre-padrone.

Ma chi è il padre? Certamente quello che ama e che dona a ciascun figlio la possibilità di partecipare al progetto della salvezza, un padre che richiama molto la parabola che si legge nel Vangelo di Luca, detta del padre misericordioso che ridona la dignità al figlio perduto. Quel Padre che è accanto, che è vigile e che desidera il bene. Un padre che desidera che ciascuna creatura si senta figlio/a.

Spiritualmente parlando l’atteggiamento dei due fratelli rappresenta due categorie presenti nel quotidiano, il primo disobbedisce con la bocca ma poi ha l’atteggiamento del pubblicano si pente e va, e il secondo che dice si con la bocca, ha una certa reverenza nei confronti del padre è simile al fariseo perché poi fa come vuole giudicando.

Un aspetto rilevante da sottolineare: il Padre si avvicina ad entrambi, ma da entrambi riceve una risposta diversa. Un importante particolare che vuole dirci che il Padre offre la salvezza a tutti.

Chi dei due compie la volontà del Padre? Certamente il primo. La risposta è corretta; un detto rabbinico diceva: «I giusti promettono poco e fanno molto; gli empi parlano molto e non fanno nulla». Il figlio che dice no, ma poi ubbidisce; raffigura pubblicani e prostitute, Gesù dice: In verità vi dico i pubblicani e le prostitute vi precedono nel regno dei Cieli. E ancora aiuta la sua parola che dice: Non sono venuto a chiamare i giusti ma i peccatori (Mt 9,13). Questa categoria di prostitute e pubblicani sono i destinatari della benevolenza di Dio. Gesù afferma che l’amore di Dio non sta nelle belle parole che si dicono o solo nelle buone intenzioni, ma nel fare la volontà di Dio.

Con l’attestazione che i pubblicani e le prostitute vi passano avanti nel regno di Dio, Gesù non vuole dire che queste due categorie di persone hanno il posto assicurato, il verbo precedere indica la priorità nel ricevere la salvezza non la finalità o esclusione.

Torna alla mente un accaduto non molto lontano. Fu chiesto a Madre Teresa di Calcutta «Se rinascesse, rifarebbe la stessa vita?» rispose «Oggi sapendo quanto può essere duro fare la volontà di Dio, sarei tentata di dire di no». Nell’assemblea ci fu smarrimento. Nessuno si aspettava quella risposta. Dopo alcuni istanti di silenzio, Madre Teresa, sorridendo, sorprese tutti e disse «ma sapendo quanto Dio mi voglia bene e quanto gliene voglio io, credo Gli direi nuovamente di sì».

Lei non ha esitato, nella sua vita e il suo si non ha avuto ripensamenti, certo umanamente ha sofferto, ma era certa di non essere sola.  Dio non chiude la porta in faccia a nessuno, ininterrottamente ci dona l’opportunità di camminare con Lui sulla via della vita.

Ci chiama, ci invita a partecipare al suo progetto di salvezza. Noi siamo liberi di dire sì o no. A noi la scelta.

Suor Tiziana Chiara