Riscopriamo la fede umile e semplices
Il brano del vangelo di oggi presenta Gesù che, durante la sua predicazione itinerante, esce dai confini della Terra Santa e si dirige «verso le parti di Tiro e di Sidone». Queste due città, poste sul costa della Fenicia, una regione a nord della Palestina,rappresentano nella Bibbia i popoli pagani. Il superamento dei limiti di Gesù in territorio pagano quasi anticipa la missione che il Risorto affiderà ai discepoli (Mt 28,16-20). L’evangelista è interessato a narrare l’incontro, in zona pagana, di una «donna cananea» (= fenicia, quindi pagana) che si fa incontro al Signore implorandolo: «Pietà di me, Signore, figlio di David! Mia figlia è crudelmente tormentata da un demonio».
La donna lo acclama Messia, mostra di conoscere l’attesa di Israele; non solo, ma le sue parole indicano una grande fiducia nella capacità di Gesù di guarire sua figlia. Gesù sembra prendere le distanze; un atteggiamento incomprensibile ma nell’intenzione di Gesù esprime un alto valore pedagogico. Alla prima invocazione «Pietà di me, Signore, figlio di Davide» (v.22) Gesù non risponde. Allora intervengono i discepoli, he lo invitano ad esaudire la preghiera della donna, in un certo senso qui si constata la funzione di mediazione dei discepoli già avvenuta nella moltiplicazione dei pani. Una sollecitazione non solo per guarire la figlia della cananea ma per affrettare la missione ai pagani.
L’insistenza della preghiera della donna che si prostra davanti a Gesù, segue una risposta dura e misteriosa: «non è bene prendere il pane dei figli per gettarlo ai cagnolini». Mi piace sottolineare, che il verbo usato proskyneo che indica la prostrazione è lo stesso verbo che viene applicato per i discepoli quando Gesù cammina sulle acque e riceve una vera professione di fede da parte dei suoi: Tu sei veramente il Figlio di Dio. Pertanto è bene dire che la donna si prostra con una dedizione vera, di riconoscenza di Gesù. Gesù questa volta le risponde anche se in modo negativo: «Non è bene prendere il pane riservato ai figli», cioè a Israele, «e gettarlo ai cagnolini», i cani erano considerati animali impuri con cui la Scrittura designava i pagani. L’iniziativa della donna è commovente e perseverante, lo chiama ancora Signore e aggiunge: «Ma anche i cagnolini si cibano delle briciole che cadono dalla tavola dei loro padroni». Sono parole che rivelano una fede profonda e coraggiosa. Gesù riconosce in questa donna una grande fede: «Donna, davvero grande è la tua fede! Ti sia fatto come desideri». Non dice se ti comporti bene ti esaudisco, no! Ti sia fatto come desideri. Il percorso pedagogico di Dio è meraviglioso, Gesù ha la capacità di far crescere le persone che incontra portandoli a una vita nuova, una vita di fede vera.
Il Signore ascolta il grido di ciascun uomo anche quando sembra non esser proprio cosi. Nel suo silenzio impariamo a riconoscere la sua presenza impariamo a irrobustire la speranza, a dilatare i desideri che abitano il nostro cuore. Riscopriamo quella fede semplice, umile che ci aiuta a stare alla Sua presenza in ogni momento.
Suor Tiziana Chiara