Nel cuore dell’estate, la festa dell’abbraccio di Dio

I gesti, i passi, le parole di Maria sono intrisi di creatività femminile. Maria riesce a captare i desideri di Dio, perché ha accolto la sua Parola senza alcuna riserva e ha fatto spazio dentro di sé alla fantasia del suo Signore. Si è svuotata, e da questo vuoto è nato lo stupore. Che riversa su tutto il creato. Maria guarda alla propria storia inserendola dentro la storia del proprio popolo, sentendosi tassello di una meravigliosa opera divina (cfr. Lc 1,46-55). Contempla ciò che di straordinario Dio opera in lei, ma sa che egli l’ha scelta proprio perché ha trovato e guardato in lei ciò che è piccolo. Dio costruisce dove trova spazio. E può liberare la sua fantasia quando trova un cuore vuoto. Un cuore accogliente. 

Maria contempla le vite, le storie, le esperienze degli altri. Il suo sguardo è aperto al disegno di Dio sull’intera creazione e canta le meraviglie da lui compiute. Si sente parte di una storia comune, la storia dell’uomo, e oggetto di attenzione e tenerezza da parte di Dio. Canta l’amore di Dio che si è chinato sulla «bassezza» degli uomini (cfr. Lc 1,48). Dio si è chinato! Dio, quasi, si è «inchinato»! E questo sguardo basso di Dio, questo chinarsi sull’uomo, questo abbraccio paterno sull’umanità ha un nome: Gesù. L’abbraccio dell’uomo verso Dio, invece, si chiama «Maria». 

Al saluto di Maria, il bambino «saltella» di gioia nel grembo di Elisabetta (cfr. Lc 1,41), che viene colmata di Spirito Santo. E che riconosce la presenza del suo Signore nel grembo della cugina. Riceve in dono uno sguardo profondo: la capacità di conoscere i sogni e i progetti di Dio. La ragazza che ha davanti è colei che Dio ha scelto per essere madre del Suo Figlio. Elisabetta esclama a gran voce: «E beata colei che ha creduto nell’adempimento di ciò che il Signore le ha detto» (Lc 1,45). Queste parole sono dette in terza persona. Così la sua «affermazione acquista carattere di verità universale: la beatitudine vale per tutti i credenti, concerne coloro che accolgono la Parola di Dio e la mettono in pratica e che trovano in Maria il modello ideale» (Chiara Lubich). 

Maria ha creduto. Prima di ogni altra cosa, Maria ha ascoltato. E lo ha fatto in maniera così profonda, che Dio si è fatto carne in lei. Gesù avrebbe detto, un giorno: «Beati piuttosto quelli che ascoltano la parola di Dio e la mettono in pratica» (Lc 11,28). L’ascolto ci rende casa di Dio. Una casa che è tutta luminosa e diffonde gioia, vita e stupore. La casa di Gesù, la dimora dello Spirito Santo, che fa saltellare di gioia coloro che illumina e riscalda. Siamo chiamati ad ascoltare, come Maria. A credere. Lanostra fede richiede sempre un salto di qualità. A volte, può sembrarci un qualcosa di arduo. Ma Giovanni, nel grembo materno, ci insegna che la fede è, piuttosto, un «salto di gioia» (cfr. Lc 1,44). È lasciarsi condurre da Dio, nella massima passività e docilità all’azione divina. In questo modo, l’uomo conosce Dio e apprende la gioia. Una gioia che diventa contagiosa, manifesta le opere di Dio negli altri, li rende fecondi e consapevoli dei propri doni (cfr. Lc 1,41-44). 

Maria entra in casa di Elisabetta ma non porta le sue parole: porta la Parola di Dio. Non porta se stessa: porta Gesù. E Gesù, che vive in lei, la rende piena di luce e di bellezza agli occhi della cugina. Questo è il vero contagio della fede. Non dobbiamoattirare gli altri verso le nostre persone, ma verso Gesù. Possiamo «vivere Gesù» così profondamente, che gli altri non potranno resistergli. «Se tu riesci ad affascinare gli altri con il tuo comportamento, ti seguiranno dovunque. Ma bisogna che tu viva con tanta intensità da essere bellissima!» (Chiara Lubich). 

Giunta a casa di Elisabetta, Maria le racconta tutto quello che Dio le ha fatto. Poi non ci sono più parole, ma solo una presenza. Maria c’è e ama. La sua stessa vita diventa canto delle meraviglie di Dio. Lei che, per prima, lo ha raggiunto in pienezza, ci indica la strada verso la meta. Ed è bello che la festa dell’Assunta sia nel cuore dell’estate. È la festa della vita che si compie nell’abbraccio eterno con Dio, ma che si costruisce giorno per giorno. Dentro una casa. In famiglia. Attraverso parole quotidiane e semplici gesti di amore. 

Suor Mirella Caterina Soro