Vendere tutto per avere un tesoro
I n questa XVII° domenica del tempo ordinario la liturgia propone un testo di Matteo molto bello: tre piccole parabole. Nella prima il regno dei cieli è paragonato a un tesoro nascosto nel campo che poi l’uomo trova; nella seconda si parla di un mercante in ricerca di perle preziose e anche lui, una volta trovata vende quello che ha. Due parabole molto simili sia come contenuto che come struttura, nella terza, invece, vi si trovano delle differenze: il regno di Dio viene uguagliato a una rete gettata nel mare e a seguito distinguiamo due momenti incidenti: la raccolta dei pesci e la cernita.
La liturgia oggi, ci fa riconoscere nella prima lettura, la saggezza e la grandezza di Salomone, un uomo di Dio, fedele alla sua Parola; un uomo tra la gente. Alla domanda di Dio «chiedimi ciò che vuoi che io ti conceda» Salomone avrebbe potuto chiedere ogni cosa, ogni grazia, ogni preghiera per la famiglia, per gli amici, ma ha chiesto ciò che spiazza, ciò che a primo impatto sembra scontato o inutile, una preghiera che sembra sprecata, chiede solo: «Un cuore semplice»!
«Concedi al tuo servo un cuore docile, perché sappia rendere giustizia al tuo popolo e sappia distinguere il bene dal male» (1Re 3,9). Un uomo sapiente che ha saputo mettersi a disposizione di Dio, lasciando da parte il proprio interesse e ponendo al centro il bene del popolo. Chiedere un cuore saggio e intelligente: un dono che trasforma la vita di ogni credente.
L’immagine del tesoro nel Primo Testamento designa il valore inestimabile della sapienza. Analogamente possiamo scorgere la saggezza sia dell’uomo che trova il tesoro nel campo, sia del mercante in cerca di perle. È particolare in questo contesto, che il tesoro sia nascosto e chi lo scopre prova gioia; il verbo esatto è eurisko che sta a indicare lo stato d’animo della persona, descrive l’accoglienza dell’uomo della Rivelazione di Dio. Il vertice della parabola è: vendere tutto per comprare il campo e, avere quel tesoro. Ancora più interessante e bello è sperimentare la gioia di questa scoperta. Una gioia testimoniata dai discepoli che, incontrando Gesù, sono disposti a lasciare tutto per seguirlo.
Anche nella seconda parabola si denota, il valore speciale che si scopre nello scoprire l’essenziale in rapporto a ogni altra cosa. Prima il tesoro ora la perla mettendo l’accento sulla bellezza, sulla preziosità e rarità delle cose. Anche qui il mercante scopre la singolarità dell’unica perla e vende tutto ciò che ha per la bellezza assoluta.
La terza parabola ha lo stesso inizio delle altre ma ha come oggetto una rete gettata nel mare. È gettata poi tirata sù e, portata sulla spiaggia, avviene la cernita. Il pescatore nel gettare la rete in mare non potrà sapere cosa raccoglie, non può controllare cosa entra o no nella rete, ma nel momento che la tira sù può distinguere, separare ciò che serve da ciò che non serve, ciò che veramente vale da ciò che non vale. Gesù non dà una spiegazione di questa parabola, dà un’indicazione: cosi sarà alla fine del mondo. Avverrà una separazione tra buoni e cattivi. Gesù si accorge della perplessità dei discepoli e pone loro una domanda: Avete compreso tutte queste cose? Una domanda che mette l’accento su tutto ciò che Gesù ha detto loro. E in questo i discepoli sono affermativi, rispondono SI; capiscono le parole di Gesù, quasi un voler sottolineare che quel seme è stato gettato nel terreno buono, quello fecondo e che quindi il seminatore può ritenersi contento della semente gettata (Mt 13,8). Sulla loro risposta affermativa Gesù assume un tono perentorio, quasi a voler affermare ciò che è determinante e lo fa attraverso un’altra immagine, un’altra piccola parabola dove dichiara che il regno dei cieli «è simile a un padrone di casa che estrae dal suo tesoro cose nuove e cose antiche». Cose antiche e cose nuove: richiama l’atteggiamento del sapiente che ha la capacità di discernere e di indagare su ciò che si ha e su ciò che sarà. Gesù suggerisce la chiave di svolta di tutto il discorso: lo scriba deve saper far sintesi tra ciò che è stato e ciò che è.
Il Primo Testamento è necessario per la comprensione del progetto di salvezza per l’uomo ma trova pieno compimento nella parola definitiva di Dio: Gesù.
Suor Tiziana Chiara