Con il Battesimo Gesù si mette in cammino
Il battesimo di Gesù è un momento importante, è il tempo della Sua manifestazione. Un momento fondamentale, ne parlano i 4 evangelisti anche se con diverse sfumature. Dopo il lungo nascondimento inizia la vita pubblica, la sua missione messianica. Giovanni Battista in qualche versetto prima, annuncia ai suoi, che ci sarà uno più forte di lui, che non battezzerà con acqua ma con Spirito Santo e fuoco. In questo Vangelo di oggi Giovanni e Gesù si trovano di fronte. Gli sguardi s’incrociano. Giovanni lo riconosce e stupito e interdetto domanda: Io ho bisogno di essere battezzato da te, e tu vieni da me? Un voler sottolineare da parte di Matteo che Gesù andò espressamente in fila nelle acque del Giordano e che Giovanni senza timore, mostrò la sua contrarietà. Passaggio basilare, strettamente collegato all’opera di salvezza che il Signore è venuto a portare e a compiere. Gesù va a farsi battezzare e nasce un dialogo tra Giovanni e Gesù. Nella concezione di Giovanni quel gesto sembra strano, inspiegabile. Giovanni con la sua domanda dice l’inutilità poiché in Lui, in Cristo, riconosce la forza di Dio, né riconosce lo splendore.
Perché Gesù si fa battezzare? Questa è la novità radicale del Signore. Lui rovescia tutto ciò che è ingabbiato nei nostri schemi mentali, la sua scelta fa parte del mistero della Kénosi, qui riceve il nome di Figlio da parte del Padre, e il suo essere Figlio lo porta a essere fratello. È il momento della vocazione (chiamata) e della missione (cammino). Lascia fare per ora: cosi infatti conviene che noi compiamo ogni giustizia. Giovanni non può rifiutarsi di portare a compimento ogni giustizia. Questa espressione vuol dire che si deve compiere tutto ciò che è scritto nella legge e nei profeti (cf.5,17). Questa giustizia è la regola di Gesù e si sottomette anche al battesimo, ma la giustizia di cui Lui parla non è un seguire canoni e leggi sterili e teoriche, questa parola esprime molto di più, esprime un concetto di relazione che contiene l’essere fedele, la lealtà per la comunità e la solidarietà. Gesù intende la sua missione, il suo mettersi in cammino nelle acque del giordano come un voler mettersi in comunione con il suo popolo, con l’uomo che sente il peso e la fatica; vuole immergersi nel percorso che l’uomo fa con fatica, con ostilità e a volte nella solitudine. Figlio del suo popolo si mette in fila accettando con umiltà la mediazione nella figura di Giovanni Battista. Si compie la missione di Cristo preannunciata in Isaia: Ecco il mio servo che io sostengo… il mio Spirito scenderà su di lui.
Appena Gesù è battezzato: ecco si aprirono per lui i cieli e vide lo Spirito Santo discendere come colomba e venire su di lui. L’apertura dei cieli è un’immagine molto forte sta dicendo che vi è una nuova possibilità di comunicazione tra Dio e gli uomini; in un certo senso qui lo Spirito (che ci richiama il principio della creazione) è pronto per una nuova creazione. Lo Spirito scende su di Lui per essere consegnato a noi; questo è rappresentato simbolicamente da una colomba. Anche qui vi è un chiaro riferimento al primo testamento ricordando la fine del diluvio, richiama Giona che riconosce lo Spirito di misericordia del suo Signore. Questo Spirito continua a creare, non hai mai cessato di esistere e mai finirà, ora è finalmente tra noi grazie al Figlio di Dio che si mostra parte di noi.
Dopo il momento della visione, i cieli si aprono c’è il momento dell’audizione questi è il figlio mio, il prediletto nel quale mi sono compiaciuto che indica l’evento della Parola di Dio. Una voce che vuole dare chiari spiegazioni: Gesù non è un profeta qualsiasi ma è il profeta per eccellenza, colui che doveva venire e che tutti aspettavano, suo Figlio, il prediletto. Il rapporto tra Padre e Figlio è particolare, lo chiama Figlio questa è la singolare novità rispetto agli eventi precedenti riguardanti la vocazione profetica. Essere cristiani oggi vuol dire proprio questo: sapere di essere amati da un Dio che non abbandona, che non condanna che incoraggia e sprona e ci chiede di vivere sempre più una vita nella semplicità, nella consapevolezza di essere creature amate, chiamate a essere amore. Essere cristiani vuol dire riconoscere la fecondità del nostro essere battezzati e sentirci appartenenti alla Chiesa, questa grande famiglia che ci rende fratelli in Cristo.
Suor Tiziana Chiara Caputo