Diciamo sì all’angelo, come Giuseppe
Siamo alle porte del Natale e la liturgia oggi ci presenta 3 figure importanti: Giuseppe Maria, e l’Angelo. Ancora una volta la presenza dell’Angelo avviene in famiglia a portare la buona notizia a Giuseppe ma anche stravolgimento. Giuseppe si trova di fronte a qualcosa di umanamente inconcepibile, Maria dice di aspettare un figlio che non è suo!
Giuseppe conosce la fedeltà di Maria; ora si trova di fronte a un dramma: progetti ribaltati, pensieri si affollano nella mente, si trova nel buio, nella notte e nel dubbio. Cosa fare? Quando meno ce lo aspettiamo Dio ci stupisce e ci riporta alla bellezza della realtà, che non è nostra ma che sceglie Lui. Si, lui ha scelto di porre dimora nel grembo di una giovane donna e ha scelto Giuseppe come custode, uomo che nel silenzio porta, accompagna, sostiene Maria in questa missione divina e fa crescere Gesù.
Giuseppe diventa prototipo del credente. L’evangelista vuole porre l’attenzione sul Messia preannunciando al lettore già a v.18 che il concepimento di Maria è opera dello Spirito Santo, quel bambino indifeso che sta per nascere, è il compimento del piano d’amore di Dio che ha sin dall’eternità, un progetto che coinvolge tutti. Giuseppe medita tali cose, è in un atteggiamento di ricerca, di preghiera. Ed ecco gli appare l’angelo: il buio e il dubbio trovano una luce, una risposta.
L’angelo raccomanda a Giuseppe di non temere: un invito a superare il momento di sconvolgimento, a superare il turbamento interiore. Non temere di prendere Maria tua sposa, ciò che è generato in lei è dono dello Spirito Santo. L’angelo gli spiega come verrà chiamato questo bimbo: Gesù: il Signore salva. E qui si realizza la promessa fatta nell’AT nel libro di Isaia: la Vergine concepirà e partorirà un figlio e si chiamerà Emmanuele.
La Parola di Dio si fa presente attraverso un angelo rivela a noi ciò che la ragione non comprende. In un certo senso l’angelo desta Giuseppe e lo invita a una scelta, è stato scelto, chiamato ad accogliere e proteggere Maria e ciò che lei porta in grembo, garantendo cosi la discendenza davidica del Messia. Giuseppe è chiamato a fare un passo. Andiamo indietro con gli anni, il contesto culturale e sociale non era tanto semplice soprattutto quando si trattava di tradimenti e di ripudi. Giuseppe uomo giusto decide di ripudiarla di nascosto.
Mi piace evidenziare che quanto stava per fare non era per sospetto nei confronti di Maria ma per rispetto, non vuole esporla al pubblico come se fosse un’adultera. Si risveglia dal sonno. Quelle parole lo hanno destato da una paura. Giuseppe ascolta è mette in pratica: fece quanto gli ordinò l’Angelo. Si fida e si affida. Si risveglia a nuova vita, pronto ad affrontare le sfide del mondo esterno, ma è certo di non essere solo. Dio porta, Dio accompagna, Dio salva e, il frutto del grembo di Maria, diventa tabernacolo da custodire. Prese con sé Maria: Giuseppe apre il cuore a Dio e si dispone ad accogliere la donna che aveva scelto come sposa e che pur senza conoscerlo diventa madre. Giuseppe prende con sè Maria e Gesù il Figlio di Dio, colui che è venuto a realizzare le promesse di salvezza, antiche e nuove. Il Signore ancora oggi sceglie di relazionarsi con noi, viene nella nostra esistenza, ci chiede di essere accoglienti, come lo è stato Giuseppe, fedeli, obbedienti all’amore. La chiesa è chiamata a vivere la stessa tensione all’amore, alla relazione, alla disponibilità; aperta e accogliente cogliendo nella diversità un’opportunità in più per crescere. San Paolo ci ricorda che noi abbiamo ricevuto la grazia di essere apostoli per suscitare l’obbedienza della fede in tutte le genti. Giuseppe ci invita ad accogliere il progetto di Dio, anche quando sembra più grande della nostra portata. Potremo concludere, con le parole di X. Léon-Dufour, teologo gesuita: «Come Maria ha obbedito in qualità di serva del Signore per concepire il Figlio dell’Altissimo, così (Giuseppe) deve obbedire per divenirne il padre».
Ad una settimana dal Natale chiediamoci a che punto ci troviamo del nostro cammino, chiediamo al Signore la vigilanza del cuore, la custodia della sua Parola, perché sciolte le nostre resistenze possiamo essere strumenti utili per annunciare ad ogni uomo la buona novella.
Suor Tiziana Chiara Caputo