Il Verbo si fece carne
Ciò che gli evangelisti Luca e Matteo hanno nascosto nelle pieghe dei racconti sull’infanzia di Gesù, appare svelato e chiaro nell’inizio del vangelo di Giovanni, un inno che è tutto il Vangelo. Contiene l’annuncio gioioso di ciò che è accaduto in Maria, l’incarnazione della Parola divina che altro non è che il Figlio di Dio in persona; il rispetto della libertà dell’uomo, chiamato a prendere responsabilmente posizione di fronte al progetto di Dio sull’umanità manifestato con l’incarnazione del Verbo; il dono della figliolanza divina a quanti accolgono il Figlio di Dio incarnato, impegnandosi a modellare la propria vita sulla sua. E’ questo il senso vero della celebrazione del Natale ed è questa professione di fede che dobbiamo fare con il cuore e con la bocca.
C’è anche un altro aspetto di fede che l’evangelista ci propone a partire dalla prima parola del suo inno. Egli dice che «in principio» era il Verbo. Quella espressione «in principio» ce ne richiama un altra che si trova all’inizio del libro della Genesi prima del “racconto” della creazione. Con la stessa espressione «in principio» posta all’inizio del mistero della Redenzione dell’uomo, l’evangelista Giovanni vuole dirci che il Cristo assorbe in sé non solo il Popolo eletto Antico e Nuovo, ma tutti gli uomini perché «tutto (e tutti) è stato fatto per mezzo di lui (il Verbo) e senza di lui nulla è stato fatto di ciò che esiste». Quindi l’evento della redenzione ha un orizzonte universale e riguarda tutti gli uomini. E’ da qui che nasce per la Chiesa, l’obbligo di annunciare a tutti gli uomini che Gesù è l’unico Salvatore.
Oggi, Natale dell’Anno della Fede, è il giorno propizio nel quale rinnovare la propria fede nell’incarnazione del Figlio di Dio e prendere coscienza che insieme agli altri fratelli di fede, abbiamo il compito di far conoscere questa bella Notizia a tutti gli uomini. Non possiamo tenere per noi ciò che Dio ha voluto per tutti.