Abbiamo bisogno di sentire gli angeli

Letture del 22 dicembre, quarta domenica di Avvento: «Il regno di Davide sarà saldo per sempre davanti al Signore» (2 Sam 7,1-5.8-12.14.16); «Il Signore è fedele per sempre» (Salmo 88); «Il mistero taciuto per secoli ora é rivelato» (Rm 16,25-27); «Ecco concepirai un figlio e lo darai alla luce» (Lc 1,26-38)

di SILVANO PIOVANELLIAbbiamo proprio bisogno di ascoltare il canto degli Angeli sulla grotta di Betlem: «Gloria a Dio nel più alto dei cieli e pace in terra agli uomini che Egli ama».

Tanta è la violenza dilagante, tante le situazioni di instabilità sociale e di povertà endemica, tante le ingiustizie perpetrate contro i deboli e i poveri, tanti i conflitti accesi e le guerre minacciate che la pace sembra a volte una mèta irraggiungibile! Il canto degli angeli nella notte di Natale ci invita a non rassegnarci, perché la pace, nonostante tutto, è possibile. Ogni uomo che abbia ricevuto il dono della fede cristiana ne dovrebbe essere facilmente persuaso. Non crede infatti, il cristiano, a Colui che è venuto per unire con l’amore ciò che era diviso dall’odio? per distruggere il peccato e il desiderio di vendetta col perdono? per risvegliare nell’umanità la vocazione all’unità e alla fraternità con la testimonianza? Un cristiano non può accogliere il dono della pace, che è Gesù medesimo, se non diventando, lui stesso, un testimone della pace e uno strumento di riconciliazione fra gli uomini e i popoli.

Ma ogni uomo, credente o no, pur restando prudente e lucido circa la possibile ostinazione del suo fratello, può e deve – ci dice il Papa Giovanni Paolo II – conservare una sufficiente fiducia nell’uomo, nella sua capacità di essere ragionevole, nel suo senso del bene, tanto da scommettere ancora sul ricorso al dialogo o alla sua possibile ripresa. «Pace in terra agli uomini che Dio ama».

Dio è venuto sulla terra per insegnare agli uomini una strada, che da sé non avrebbero imparato: la strada del perdono. Dio ha percorso questa strada per salvare gli uomini. Ed ha insegnato che «chiedere e donare perdono è una via profondamente degna dell’uomo; talvolta l’unica via per uscire da situazioni segnate da odi antichi e violenti» (Giovanni Paolo II,1 gennaio 1997).