Gesù, vero uomo ha bisogno del Battesimo

Domenica 12 gennaio, Battesimo del Signore. Letture: «Venite all’acqua: ascoltate e vivrete» (Is 55,1-11); «Attingeremo con gioia alle sorgenti della salvezza» (Is 12,2-6); «Lo Spirito, l’acqua e il sangue» (1 Gv 5,1-9); «Tu sei il Figlio mio prediletto, in te mi sono compiaciuto» (Mc 1,7-11)

DI ANGELO SILEILa celebrazione del Battesimo del Signore chiude il ciclo delle feste natalizie. Ne fa parte come evento degli inizi, ma ne è distante nel tempo e nello spazio. Nel vangelo di Marco, che leggiamo quest’anno, segna l’ingresso di Gesù sulla scena della storia. È la sua prima apparizione. Marco non racconta della sua nascita, non ci parla della sua famiglia, non ci dice di Betlemme, non ci accompagnano verso Gesù nè i pastori nè i magi nè la stella, il Bambino non sta più nella mangiatoia. Tutto è rinviato a questo momento in cui Gesù si incontra con Giovanni Battista nel fiume Giordano: in questo vangelo è Giovanni che ci guida verso Gesù. Gesù è ormai adulto e pronto alla missione. Ciò che prima è accaduto è lasciato nel silenzio. L’invito di Marco, per questo, è a leggere questo evento guardando avanti o preparandosi a verificare nel seguito del racconto la promessa e l’annuncio di quel giorno. Ma possiamo vivere questa liturgia anche nella luce del Natale. Anche questo inizio è pieno di rivelazioni e di messaggi di salvezza. «Si fece uomo, divenne uno di noi, venne in mezzo a noi», ci fa dire il Natale. E noi lo abbiamo contemplato e accolto come bambino. Ora presso il Giordano lo vediamo avvicinarsi insieme a tutti per essere battezzato. Viene battezzato come tutti. Come tutti compie un rito di purificazione. La legge del peccato sembra avvolgere anche Gesù. Quando diciamo che si fece uomo, dobbiamo allora dire anche che si fece «peccatore». Se ci sembrava un abbassamento grande vederlo nascere bambino a Betlemme, ora lo vediamo ancora più in basso, nelle acque del Giordano, in fila con i peccatori, a ricevere il battesimo di Giovanni. Il mistero dell’incarnazione, fondamentale nella nostra fede cristiana, ci mostra non solo un Dio fatto uomo, ma un Dio fatto «peccato». Non è venuto a condividere solo i limiti della nostra esistenza umana, ma anche la povertà della nostra condizione. La povertà di Betlemme è anche espressione della povertà esistenziale, che è la nostra sorte sulla terra. Per farci ricchi Dio si è fatto povero, per salvarci si è fatto debole, per liberarci è sceso con i peccatori. Anche questo è annuncio di Natale. Infatti il cielo si apre, e non un angelo ma lo Spirito scende. Ciò che accadde a Betlemme e portò gioia ai pastori qui accade su Gesù. Il cielo non è nemico o chiuso all’uomo; ma una prospettiva di incontro si apre, un atto di benevolenza si manifesta. Il cielo chiuso è segno di distanza da Dio: se Dio chiude il cielo è la tristezza e la morte per gli uomini. Ma se il cielo si apre vuol dire che Dio guarda al mondo con amore, significa che è disposto a gesti di perdono e di misericordia. Gesù è il primo segno di questo nuovo cammino di Dio verso l’uomo e la sua povertà. Concludere le feste di Natale con questa certezza offre un ritmo di speranza e di gioia ai nostri passi.

Ma la celebrazione del Battesimo del Signore riguarda anche noi. È infatti l’occasione per due atteggiamenti da assumere con piena coscienza: quello che ci fa sentire anche noi figli di Dio in grazia della fede e del battesimo, quello che ci fa assumere senza inutili lamentele la nostra condizione umana dal momento che questo ha fatto Gesù. Lo Spirito che scende da un cielo aperto ci fa salire ma anche ci conferma. Ci stabilisce come figli di Dio aprendoci alla condizione divina, ma nello stesso momento ci fa accogliere la condizione umana. Gesù fatto uomo, pienamente, senza sconti, senza riserve, ci annuncia che non possiamo evadere dalla nostra condizione umana se vogliamo incontrare la salvezza di colui che è sceso dal cielo fra noi. Questa storia, questo mondo, questa umanità è il luogo della nostra salvezza.