Riprendiamo il cammino ordinario ma con Gesù accanto
Letture del 19 gennaio, 2ª domenica del tempo ordinario: «Parla, Signore, perché il tuo servo ti ascolta» (1 Sam 3,3-10.19); «Ecco, io vengo, Signore, per fare la tua volontà» (Salmo 39); «I vostri corpi sono membra di Cristo» (1 Cor 6,13-15.17-20); «Videro dove abitava e si fermarono presso di lui» (Gv 1,35-42)
È ciò che è accaduto in modo speciale, e emblematico per tutti, ai primi discepoli. Di questo ci parla il vangelo in queste prime domeniche: oggi con il racconto di Giovanni e domenica prossima con quello di Marco. Si tratta di storie di vocazioni, di chiamate speciali, paragonabili (come fa la liturgia) a quelle di uomini famosi. Importante è non considerarle privilegio di pochi, ma ascoltarle come un paradigma di ogni chiamata a seguire Gesù (che è come dire: ad essere cristiani).
In questa liturgia sono accostati due racconti. Si tratta di due chiamate: la chiamata di Samuele e la chiamata dei primi discepoli. La prima avviene nel tempio del Signore a Silo, la seconda sulle rive del Giordano. La prima è rivolta ad un bambino al servizio nel tempio, la seconda a uomini in ricerca spirituale. La prima si snoda sotto la tutela del sacerdote Eli, la seconda sotto la guida del profeta Giovanni. Quella di Samuele trova un approdo determinante nell’ascolto di Dio, quella dei discepoli nella convivenza con Gesù. Ascoltare e vedere sono le due esperienze cardine delle due storie: ascoltare è la via di Samuele, vedere è la via dei primi discepoli.
All’inizio del cammino ordinario della liturgia la comunità cristiana si trova così davanti ad un’ottima occasione per riflettere sul punto di partenza e sulle esigenze vitali del cammino di ciascuno. Tutti siamo chiamati. Tutti siamo alla sequela di Gesù. Ciò che accadde a Samuele e ai primi discepoli accade anche a noi. Nella loro storia troviamo la nostra storia. Nella loro esperienza troviamo un insegnamento. Il punto di partenza: è l’aiuto di qualcuno. Dio non chiama per telefono! Ci sono persone o avvenimenti attraverso i quali è passata la sua voce per noi. Per Samuele fu il sacerdote Eli: sotto la sua guida il piccolo Samuele serviva il Signore. E quando egli comprese che il Signore chiamava Samuele gli suggerì il modo di stabilire il contatto. Per i primi discepoli fu il profeta Giovanni: essi erano suoi discepoli, suoi attenti ascoltatori. Ma quando passa Gesù, Giovanni stesso li avvia alla sua sequela. Più tardi Andrea svolgerà questa funzione di intermediario per il suo fratello Simone.
Nella storia di fede di ciascuno c’è sempre l’aiuto o la mediazione di qualcuno. Una parola, un gesto, un esempio legato a una o più persone sono inevitabilmente all’origine di ogni serio cammino di fede. Oggi è il giorno per ricordarli ed essere riconoscenti. Senza la loro mediazione la nostra fede non sarebbe, o almeno sarebbe diversa da come oggi è. Questo vuol dire anche che possiamo a nostra volta, come Andrea per Simone, essere motivo di inizio o di nuovo inizio per la fede degli altri. Non è merito né vanto: è solo la nostra condizione di strumento. Ed è condizione di tutti, anche senza volerlo e senza saperlo. Ma i due racconti ci insegnano anche le esigenze vitali di ogni fede autentica: ascoltare e vedere. Nessuno che voglia vivere una vita cristiana seria può rinunciare alla necessità di un rapporto personale, intimo, continuo, con il suo Maestro. Samuele rimase in ascolto del Signore; i primi discepoli videro dove abitava il Maestro e si fermarono presso di lui. Un’ora indimenticabile segnò il loro inizio. Da quel giorno impararono a rimanere con lui.
Nella storia di fede di ciascuno sta in posizione irrinunciabile, come la fonte nella piazza del villaggio, la necessità di frequentare Gesù. La preghiera personale, l’ascolto della Parola, la partecipazione piena e attenta all’Eucarestia, il sacramento della penitenza, la capacità contemplativa di stare in silenzio davanti a lui, la capacità di avvertire la sua presenza, la prontezza nel richiamare le sue parole e i suoi esempi ad ogni passo del cammino: se vogliamo camminare con Gesù, anche per noi quante ore indimenticabili, come quelle «quattro del pomeriggio» per i primi discepoli e come quella notte nel tempio di Silo per Samuele!