Gesù ripone la sua fiducia in noi
Letture del 4 maggio, 3ª domenica di Pasqua: «Avete ucciso l’autore della vita; ma Dio l’ha risuscitato dai morti» (At 3,13-15.17-19); «Risplenda su di noi, Signore, la luce del tuo volto» (Salmo 4); «Gesù Cristo è vittima di espiazione per i nostri peccati e per quelli di tutto il mondo» (1 Gv 2,1-5); «Il Cristo doveva patire e risuscitare dai morti il terzo giorno» (Lc 24,35-48)
Da questa settimana, la rubrica di commento alle letture domenicali viene curata da don Sandro Spinelli, parroco di Punta Ala (Grosseto).
Per il nostro presente – come per ogni giorno del tempo – questo augurio del Signore è carico di speranza, di promessa e di responsabilità.
Le Sue parole sono letizia perché quanto promettono sappiamo che certamente già può compiersi in noi. Egli che ha vinto ogni ostacolo – anche la morte -, certamente può vincere ogni nostra incertezza, titubanza ed errore.
Sono parole cariche di speranza perché ciò che umanamente parrebbe impossibile da realizzare, con Lui arriva sempre a compimento.
Sono cariche di responsabilità in quanto il Signore Gesù fa dipendere da tipi umani quali siamo noi, fa dipendere dall’unità dei suoi amici la sana testimonianza per il mondo intero.
In questa grande fiducia che Cristo Gesù pone nelle nostre persone, trova fondamento la nostra fede in Lui. Chiediamogli allora, mendicanti ma fiduciosi, che le nostre persone siano il luogo dove ciascuna delle Sue promesse già si possono compiere. Inoltre, il passo di Luca che oggi leggiamo, è un invito a consolidare la fede pasquale cristiana, la nostra fede, per essere noi pure tra coloro che, nello scorrere dei secoli, continuano a proclamare: «Il Signore è davvero risorto!».
«Guardate le mie mani e i miei piedi; sono proprio io! Toccatemi e guardate!» Con questo invito Gesù afferma che la sua «carne» è il criterio per «riconoscere lo Spirito di Dio» ossia, in Gesù vivo e in carne ed ossa, noi riconosciamo chi è Dio per noi e chi siamo noi per Lui. Il corpo di Gesù è la massima vicinanza di Dio all’uomo, i segni delle ferite rivelano l’essenza intima di Dio: amore e misericordia senza limiti né misura.
Non senza significato è anche il momento scelto da Gesù per la Sua apparizione; il Vangelo racconta che gli Apostoli erano riuniti nel Cenacolo mentre i due discepoli di Emmaus riferivano del loro incontro con Gesù. Il Signore scelse quindi un momento di comunione che i suoi Apostoli e discepoli stavano vivendo. Così Gesù ci mostra con un’evidenza senza obiezione alcuna che Egli è presente tutte le volte che viene vissuta una convocazione nel suo nome… Egli è presente ogni qualvolta la comunità dei suoi fedeli si riunisce. Egli è presente nella Sua Chiesa!
«Nel mio nome saranno predicate a tutte le genti: la conversione ed il perdono dei peccati…». Per Luca e per noi cristiani questo è un articolo di fede: il Signore è morto ed è risorto una volta per sempre… Questo sia proclamato per sempre, a tutti… Inoltre: la sua salvezza è per ogni creatura umana che accetti il Signore Gesù. Questo annuncio ha la potenza di dilatare nello spazio e nel tempo l’evento salvifico e fa della nostra storia umana e peccatrice una storia di salvezza.
Innumerevoli generazioni di uomini e donne si sono succedute l’una all’altra ripetendo ed attuando questo fondamentale annuncio: «Cristo è risorto! Cristo è vivo e più non muore! Noi siamo i suoi testimoni!» Questa storia di salvezza che ci ha preceduti e generati è la Chiesa! Ed essa, a nome di Gesù Cristo, ci incarica del medesimo compito. Oggi ri-decidiamo di essere anche noi suoi testimoni… vivendo la sua pace! Quella pace che non è da gridare o reclamizzare o sventolare, bensì ch’è da accogliere perché donata, da custodire perché preziosa, da vivere perché s’irradi all’intorno dalla nostra esistenza, da ridonare perché non è un sogno ma una possibilità per tutti!