Corpus Domini festa della presenza
22 giugno, Corpus Domini: «Ecco il sangue dell’alleanza che il Signore ha concluso con voi» (Es 24,3-8); «Tu ci disseti, Signore, al calice della gioia» (Salmo 115); «Il sangue di Cristo purificherà la nostra coscienza» (Eb 9,11-15); «Questo é il mio corpo. Questo è il mio sangue» (Mc 14,12-16.22-26)
Oggi ci aiutiamo a comprendere le ragioni della preziosità di questa Presenza che da quella sera, per ogni giorno della vita degli uomini, resta con noi, nella concretezza del sacramento eucaristico e quale soddisfazione della nostra fame e sete di Lui.
Ciò che ci è dato mangiare e bere è il Corpo e Sangue di Gesù nella loro più precisa identità. In virtù della forza dello Spirito Santo che può trasfigurare ogni cosa, e grazie alla volontà di Cristo Gesù di consegnarsi per sempre alla Chiesa, il pane e il vino diventano – per noi tutti – corpo e sangue del Signore. È festa perché il Signore Gesù ci ha lasciato il Suo Corpo, il Suo sangue dei quali cibarci! In tal modo ha reso possibile il superamento della vicinanza tra Lui e noi… fino a farsi assumere dentro di noi facendosi cibo e bevanda!
Inoltre, per noi (come lo fu per gli Apostoli – presenti a quell’ultima cena con Gesù) l’imprevedibile sta nella semplicità di ciò che è successo quella sera, da quella sera: il Signore prende un pezzo di pane comune e lo distribuisce dicendo: «Questo è il mio corpo», per voi. Pur nella semplicità del gesto, ognuno ha percepito che così, proprio in quel modo, tutta l’esistenza di Gesù è offerta, per sempre. Sì: furono – e siamo – vinti da uno stupore infinito; avevano – e abbiamo – capito bene: Gesù non offriva sé al Padre; stava offrendo se stesso a loro, a me, a te, a tutti noi uomini ingrati.
E ancor più incomprensibile, ancor più sorprendente è ciò che avviene a seguire: Gesù prende il calice del vino e lo porge affinchè tutti ne potessero bere; intanto dice: «Questo è il mio sangue, il sangue della nuova alleanza». Con queste parole di Gesù pronunciate sul calice, il vino diventa il Suo Sangue – simbolo di vita – e con esso stabilisce una comunione vitale con ogni persona… comunione che neppure il peggior tradimento nostro potrà vanificare! In ciò sta la novità: questa Sua nuova alleanza è invincibile, è inalterabile, è eterna anche se a volte è vissuta solo da Lui. C’è una garanzia che la Madre Chiesa ci ricorda in ogni Santa Messa: a chi si ciba del corpo e sangue del Signore, lo Spirito offre l’unità in un solo corpo.
È l’Eucarestia che rinnova e concretizza il nostro desiderio e il nostro lavoro; desiderio e lavoro di fare diventare per l’esistenza ciò che ci è dato nel sacramento. Allora, il gesto di Gesù Signore: spezzare il pane per i Suoi e offrire il Suo sangue ai Suoi, abilita ognuno di noi, anzi: responsabilizza ciascuno a porre in atto, sempre e dovunque gesti di speranza, gesti di risurrezione, gesti di offerta… in definitiva: gesti d’amore. In questa solenne giornata aiutiamoci a far memoria di Gesù che ci passa il Suo eterno sacrificio non solo per riceverlo, ma anche per farlo – «fate questo in memoria di me». Così, con un gran senso di vertigine, siano chiamati a fare la storia di salvezza per tutti gli uomini, per sempre… finchè ci sarà un uomo a popolare l’universo.
L’occasione di una meditazione più accurata su questi temi viene dell’ultima enciclica del Papa, la «Ecclesia de Eucharestia», la cui lettura può essere per tutti stimolo e approfondimento.