Chiamati e inviati per essere santi

Letture del 13 luglio, 15ª domenica del Tempo Ordinario: «Va’, profetizza al mio popolo» (Am 7,12-15); «Mostraci, o Dio, il volto del tuo amore» (Salmo 84); «In lui ci ha scelti prima della creazione del mondo» (Ef 1,3-14); «Incominciò a mandarli» (Mc 6,7-13)

di Sandro SpinelliDio, Padre del Signore nostro Gesù Cristo… ci ha scelti… per essere santi» Come diventare santi? O meglio: come gustare la santità che Dio già offre agli uomini? Tutti siamo chiamati alla santità. Come esserlo? La Parola di Dio che oggi ci è offerta, lo insegna: prestando fedeltà al mandato che Dio ci affida. Si tratta della missione. Facile o difficile non ha importanza; è comunque fondamentale per la nostra santificazione, per la vita della Chiesa, per la salvezza del mondo intero. Ecco i passi da percorrere:

• Gesù chiama i dodici e incomincia a mandarli… Non ci è detto né il luogo di partenza, né la mèta da raggiungere; non ci è detto il perché abbia scelto quei dodici e non altri (sappiamo che non brillavano certo per abilità particolari o per le virtù eroiche…), né ci è detto in quanto tempo avrebbero dovuto attuare il mandato…, ma è chiarissimo il compito affidato: per realizzare il disegno del Padre, quello cioè di ricapitolare tutte le cose in Cristo Gesù. (Ef 1, 3-14)

• La chiamata, il mandato, ma soprattutto il progetto del Signore Dio, sono diventati per S. Paolo – e possono diventarlo per ogni cristiano maturo nella fede -, la sorgente per un’autentica preghiera di lode, una lode altissima a Dio che in Cristo «ci ha scelti prima della creazione del mondo, per essere santi ed immacolati…» e che, con la vocazione, ci dona «ogni sapienza ed intelligenza» affinchè tutto il creato possa vivere della vita del Suo Signore!

• Forti solo della benedizione del Signore: – nessuna borsa, non pane né denaro, non vestiti o altro…-; solo col potere conferito da Cristo, i dodici (Mc 6, 7-13) vanno al mondo.Una novità qualifica l’opera degli apostoli: il loro non è il lavoro del servo obbediente e fedele. Essi sono convocati e inviati… a compiere il medesimo lavoro del proprio Signore. Essi sanno di essere tralci tra i tralci… ma appartenenti all’unica vite che è Cristo Gesù.

Nella Sua chiamata – che è rivolta anche a ciascuno di noi – c’è quindi tutta la nostra personale grandezza; la vocazione infatti, prima che essere un compito, è l’inequivocabile segno dell’altissima considerazione che il Signore ha di me, di te, di noi…: creature rese capaci di svolgere per intero il Suo insuperabile disegno, ognuno contribuendo con la propria genialità, con la propria ricchezza umana e di cultura, con la propria forza.

Il disegno di Dio è uno solo: ricapitolare tutto il creato in Cristo Gesù. Una ricapitolazione che non è da auspicare nel futuro extra-terreno, alla fine della vita, nell’aldilà. Il Signore la chiede e gli Apostoli la incominciano…, perché ricondurre tutto in Cristo, può accadere già ora, nell’avventura dell’esistenza, del vivere quotidiano… Essa ha dei tratti salienti: la conversione, la vittoria sul male, sul demonio, la santificazione di ogni circostanza della vita, anche della fatica e del dolore…, insieme alla gioia e all’amore.

I dodici s’incamminano senza indugi, senza la tentazione della potenza e dell’efficienza, senza la preoccupazione di far proseliti.., senza aver come misura il successo. Può accadere – e di fatto accade – d’essere respinti. «Andate oltre, tentate altrove!» questo dice Gesù, il Signore. Così, con il giudizio chiaro di non approfittare dell’accoglienza, c’è pure il giudizio chiaro di non drammatizzare il rifiuto di ora.

È questa posizione umano-cristiana di fronte alle circostanze difficili della vita che permette ai discepoli del Signore di restare in pace, sempre. Perché ancora operosi pur dentro l’insuccesso? Perché sempre sereni? Amos aiuta nella comprensione di questo mistero. Per il profeta la positività del suo lavoro non consiste nel buon esito, ma nella certezza d’aver operato fedelmente alla chiamata di Dio. Questa certezza è la sorgente della pace nel lavoro cristiano. Il risultato non è mai la qualifica di un buon lavoro (come invece definisce la mentalità efficientistica o utilitaristica che intende condizionare le nostre menti, i nostri cuori, ogni giorno…). È doveroso non cedere alla tentazione del conformismo e dell’abbattimento, perché viviamo lietamente per aver impegnato tutte le energie, tutta la genialità, tutto il tempo… per realizzare il buon progetto di Dio. Proprio come quel missionario che opera e dorme in pace anche se tutto il suo fare e il suo vivere in terra di missione…, ancora non ha prodotto frutti, e fiori non se ne vedono… eppure il suo lavoro è buono: sta compiendo il disegno di Dio.

La missione affidata dal buon Signore ai Suoi discepoli, si perpetua nel tempo, infatti il mandato apostolico continua incessante nella Chiesa; il messaggio di salvezza è per ogni uomo. È quindi necessario che questo annuncio raggiunga tutti. I santi ci indicano che questo cammino di salvezza è guidato dalla speranza della chiamata che diventa caparra della nostra eredità che è Cristo Gesù! Per compiere questo mandato, allora, seguiamo i santi… anch’essi pellegrini sulla strada che conduce tutti alla mèta: essere eredi di Dio!