Quando la fede vola da sola

Domenica 24 agosto, 21ª del Tempo Ordinario. Pietro rispose: «Signore, da chi andremo? Tu hai parole di vita eterna; noi abbiamo creduto e conosciuto che tu sei il santo di Dio». (Giovanni 6,68-69)

DI BENITO MARCONCINIIl termine del discorso sul «pane di vita» Gesù mette a una scelta gli intimi, i dodici. Egli ha avuto pazienza con le folle (Gv 4,2.24) attaccate a un messianismo terreno, ha tentato di spiegare ai giudei (6,41.57) la possibilità di conciliare la propria origine divina con l’umiltà dell’incarnazione e la presenza nell’eucarestia, ha sopportato la sofferenza del distacco di molti discepoli, per i quali il discorso su di quale pane da mangiare è inaccettabile e offensivo («duro»: 6,60.66). Ora pone gli apostoli a un’alternativa: «volete andarvene anche voi?». La fede e la ragione volano assieme, ma a una certa altezza la fede prosegue da sola, senza contrapporsi alla ragione.

Certe verità – e innanzitutto il mistero eucaristico – sono condivisi dall’uomo solo per la fede. Essa è più fiducia che comprensione, più chiaro-scuro che luce, più abbandono alla persona di Gesù che appoggio alle proprie convinzioni e certezze razionali. Pietro accetta non perché capisca più degli altri che se ne sono andati, ma perché «crede e conosce», due verità spesso interscambiabili, anche se il credere contiene il conoscere.

Il motivo dell’accettazione di quanto Gesù dice risiede nella coscienza che egli è il «santo di Dio», un titolo messianico analogo a quello attribuito a Pietro dai sinottici in una chiarificazione sempre maggiore: tu sei il Cristo; il Cristo di Dio; il Cristo, il Figlio di Dio vivente. Accettare per fede un’affermazione anche se non capita pienamente, fondandosi su Gesù, è porsi in un rapporto vero con Dio, il quale vuole evitare che l’uomo si illuda di trovare in se stesso ogni sicurezza.