Radicalità e fedeltà

Letture del 28 settembre, 26ª domenica del tempo ordinario: Fossero tutti profeti nel popolo del Signore» (Num. 11,25); «I precetti del Signore rendono saggio il semplice» (Salmo 18); «Le vostre ricchezze sono imputridite» (Gc 5,1); «Se la tua mano ti scandalizza, tagliala» (Mc 9,38-48)DI ICILIO ROSSILe affermazioni crude e decisive di Gesù che si susseguono come una litania perché si incidano meglio, da una parte vogliono sottolineare le esigenze di una fede autenticamente vissuta e, dall’altra, sono risposta a domande in fondo comprensibili che troviamo sia nella prima lettura che nel Vangelo di Marco, rivolte da persone che, tutto sommato, sono bene intenzionate nel voler difendere i doni che appartengono al solo Dio. Certamente l’intenzione è buona ma non è altrettanto precisa nella sua motivazione la lamentela presentata a Mosè e a Gesù. Infatti Egli non ha bisogno di essere difeso in questo senso, perché sarà la fedeltà unita alla radicalità da parte di tutti gli uomini di «buona volontà», a difendere e trasmettere la fede in Lui nel cuore dell’umanità. Nello stesso tempo, solo scavando in profondità l’uomo riuscirà ad incontrarsi con Dio e vivere con gli altri dando concretezza ed efficacia allo slancio di una fede che vuol comunicare. Se poi quest’uomo si dice cristiano, in tempi come i nostri, dovrà operare nella convinzione per cui o il Vangelo si vive nella radicalità o non si vive. Tutti profeti?Una volta precisato il concetto per cui è profeta non solo colui che «parla di Dio» ma piuttosto colui che «parla Dio», siamo in grado di discernere e tirare insieme delle conclusioni per la vita. Eric Fromm osservava «come oggi ci incontriamo con persone che agiscono e sentono come automi», non hanno avuto un’esperienza veramente propria, che conoscono se stessi non come sono nella realtà, ma come gli altri si attendono che siano, il cui sorriso convenzionale ha sostituito la risata genuina, le cui chiacchiere insignificanti hanno sostituito il colloquio comunicativo. C’è da aggiungere come molte persone, nel loro egocentrismo troppo sensibili alle aspettative altrui, nel piccolo e nel grande della storia, non riuscendo a comprendere quale sia esattamente la loro posizione per essere considerate, si aggrappano alla formula, alla regola fissa, ai giochi di parole.

In simile atteggiamento, il senso della profezia naufraga, quando questo dice fedeltà alla propria scala di valori anche se l’ambiente è contrario, quando questo sa di doversi collegare, nella fedeltà, con coloro che credono in questi valori, superando sia pure con capacità critica, posizioni preconcette. Ma ciò sarà possibile solo se i valori ai quali si aderisce sono veri e promoventi lo sviluppo integrale della persona quali l’amore, la verità, la collaborazione fino al perdono.

Per una corretta impostazione«Fossero tutti profeti nel popolo del Signore» risponde Mosè a Giosuè. «Chi non è contro di noi è con noi» riprende Gesù. Credo che oltre ogni possibile interpretazione di tali parole, valga riprendere il concetto che tende a definire «chi è il profeta» e «chi è dei nostri». Certamente, nel cercare i criteri, non si tratta di mettere da parte i «precetti del Signore che danno gioia». Anzi è proprio il Salmo 18 che ci avvia il pensiero verso quella fedeltà alla legge «che rende saggio il semplice», «che salva dall’orgoglio» e «per chi l’osserva grande è il profitto». È a questo punto che, di diritto e di dovere, si inserisce la descrizione dell’autentica personalità del profeta e in una società come la nostra, il conflitto tra pluralismo dei valori proposti, sfocia nella necessità di una operazione personale. Infatti solo colui che è diretto dal di dentro, da dove «possono venire cose cattive ma anche cose buone» (il cuore dell’uomo»), è il vero anticonformista con un suo proprio messaggio profetico. Raggiungere tale autonomia, significherà saper stare e vivere con gli altri, in forza dell’educazione e dello sviluppo della libertà interiore. Tutto questo si risolverà in una sana fiducia in sé stessi, in un positivo concetto degli altri, in un fondato ottimismo e in speranza incrollabile di fronte alle situazioni della vita. Mi ha sempre impressionato Bourget: «agisci secondo le tue convinzioni, altrimenti domani le tue convinzioni si modelleranno nelle tue azioni».