Lo stupore di una presenza
Da questa settimana inizia la riflessione sulla Parola domenicale è affidata a don Giovanni Paccosi, sacerdote fiorentino da tre anni a Lima, in Perù, dove svolge il suo servizio pastorale tra i giovani dell’università cattolica Sedes Sapientiae e nella parrocchia di Santa Maria de la Reconciliación.
Letture del 4 gennaio, 2ª domenica dopo Natale: «La sapienza di Dio é venuta ad abitare nel popolo eletto» (Sir 24,1-4.8-12); «Il Verbo si è fatto carne e ha posto la sua dimora in mezzo a noi» (Salmo 147); «Dio ci ha predestinati a essere i suoi figli adottivi» (Ef 1,3-6.15-18); «Il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi» (Gv 1,1-18)
«E il Verbo si è fatto carne ed abita in mezzo a noi»: dopo dieci giorni (e dopo 2000 anni) dal Natale si rinnova lo stupore per questo evento che non passa come tutti gli altri eventi umani, per questo avvenimento unico che «ha preso dimora» nella storia per rimanere sfida e promessa a tutti gli uomini di tutti i tempi.
Si potrebbe iniziare una riflessione sul fatto che «i suoi non l’hanno accolto», su come la storia, segnata da questa infinita bontà di Dio che ci viene incontro, appaia sempre in lotta contro l’Evento, una lotta che si gioca in primo luogo nel cuore di chi riceve lo straordinario annuncio dell’Incarnazione. Leggendo però queste frasi solenni e liturgiche di Giovanni «il teologo», mi immaginavo la sua commozione, la commozione del «discepolo prediletto di Gesù», allo scrivere queste cose. Come sarà riandato con la memoria a quel primo giorno, quando, stando con il Battista, vide arrivare al Giordano quel giovane uomo, e quando poi lo seguì insieme ad Andrea, «e stettero con lui tutto il giorno», e quando Gesù passò sul lago e lo strappò dalle sue reti di pescatore, fino alla croce, e fino a quella mattina, ancora sul lago di Tiberiade, dove Gesù risorto li chiamò come la prima volta a seguirlo… e poi Pentecoste e i miracoli, le conversioni, le tribolazioni per Cristo…
Tutta la sua vita segnata dall’Avvenimento di quell’incontro. Un uomo che era «il Verbo», Dio!, e lui era stato chiamato ad essere il suo amico prediletto. Non poteva piú fare nulla, parlare, trattare le cose, guardare le persone, senza quella presenza nella memoria e nello sguardo. «Ci ha scelti nella persona di Cristo… per pura iniziativa sua» dice Paolo agli Efesini: quanta gratitudine in ogni istante della vita di Giovanni, di Paolo, per un incontro nel quale il Significato (il Verbo – o uno potrebbe tradurre: la bellezza, l’amore, la giustizia, la misericordia, la felicità) si era reso per loro carne, presenza umana: la presenza di quell’amico grande, che aveva riempito di novitá il cammino della loro vita. Da allora la storia loro personale e la storia dell’umanità, fino a noi, è abitata da un fatto così straordinario. Tanto che uno qualunque, come tu ed io, può con commozione ripetere le solenni parole di Giovanni, perché lo stesso incontro ha toccato la nostra vita.
La preghiera di San Paolo, che chiede la luce dello Spirito per rendersi conto di quello che ci é stato dato trova corrispondenza nel bellissimo pensiero di Laurentius Eremita che nel lontano primo medioevo scriveva: «Allora compresi che tutta la mia vita sarebbe trascorsa nel rendermi conto di ciò che era accaduto. E la tua parola mi riempie di silenzio».