La vittoria della speranza
Queste parole dell’Enciclica di Paolo VI, dense, chiare e poetiche possono trovare un approfondimento solo nel simbolo, unico linguaggio adatto a evocare quella realtà verificatasi in Maria dopo la morte. La donna nella Bibbia richiama fecondità, donazione, bellezza, sponsalità. Questa «donna» dell’Apocalisse è tra le realtà che contano (il segno è in cielo) e riceve le attenzioni di Dio. Questi dona ciò che gli è proprio (il sole), protegge dalle realtà mutevoli (la luna, simbolo delle vicende umane, è sotto i piedi), conduce alla vittoria sul drago collegato con il demoniaco, intento a danneggiare sempre e ovunque l’uomo (ha sette teste). Chi è questa donna? In forza della vasta capacità espressiva del simbolo la donna di Ap 12, attraverso riferimenti e allusioni, fa riferimento contemporaneamente a più realtà. Essa allude per contrapposizione ad Eva, sedotta dal serpente e progetto di donna fallito, parla della comunità di Israele strutturata in tribù (dodici stelle), e ha presente soprattutto la chiesa del Messia innalzato fino al trono divino (12,5), comunità protetta nel deserto (12,6), vivificata dai testimoni che osservano i comandamenti (12,17). Vedervi Maria, come fa la liturgia odierna è restare entro i confini del simbolo. L’Assunta infatti sperimenta da sola quanto vivrà alla fine tutta la chiesa: di essa Maria è segno e primizia.