La comunità e i suoi pastori

Letture del 17 aprile, 4ª domenica di Pasqua: «Dio lo ha costituito Signore e Cristo» (At 2,14.36-41); «Il Signore è il mio pastore: non manco di nulla» (Salmo 22); «Siete tornati al pastore delle vostre anime» (1 Pt 2,20-25); «Io sono la porta delle pecore» (Gv 10,1-10)di Pierdante GiordanoIn queste domeniche che seguono la festa pasquale e preparano la celebrazione dell’Ascensione, la Liturgia domenicale sembra dilatare l’esperienza suggerita dal racconto dell’incontro dei discepoli di Emmaus con Gesù, nell’intento di misurarci con la profondità del mistero della Sua identità e della Sua missione. Per poter concludere, con la fede stessa dei primi discepoli, nell’evento dell’ascensione: «Gesù di Nazareth è il Signore», è veramente uomo e veramente Dio. Gli appuntamenti della comunità cristiana, nella celebrazione del giorno del Signore, mirano ad educare all’incontro con il mistero di Gesù: Gesù anima e custodisce la nostra vita, che sogna di qualità straordinaria (4° domenica); Gesù è l’unica via per accedere al Padre (5° domenica); Gesù, nel consentirci l’accesso al Padre, ci comunica l’energia vitale dello Spirito Santo (6° domenica). Queste «verità», che Gesù comunica di se stesso, sono attendibili soltanto grazie alla consapevolezza che i suoi discepoli hanno maturato: Gesù è veramente «il Signore» (7° domenica: Ascensione).Dall’ampia proposta di riflessione spirituale che la Liturgia suggerisce nella progressione delle domeniche dopo Pasqua, vogliamo ritagliare questo particolare percorso. Quasi un «flash-back» sulla vicenda umana di Gesù, per ricomprenderne, alla luce dell’evento della Risurrezione, la profondità del «mistero». La scena della predicazione di Pietro a Gerusalemme (Atti 2,14,36-41) sembra disegnare una folla smarrita, che non ha compreso e che, più che responsabile di un rifiuto consapevole di Gesù, appare sbandata, fuorviata, ha bisogno di capire e di incontrare delle verità. Suona autorevole e confortante la convinzione che Pietro e i suoi amici hanno maturato, grazie all’incontro con Gesù risorto: «Sappiate con certezza…».

La stessa «certezza» che Gesù comunica nella testimonianza dell’evangelista Giovanni, che suona come invito a non dimenticare quello che Gesù aveva più volte detto di sé, ricorrendo ad immagini familiari per i suoi contemporanei. Gesù si presenta come il «pastore» che conosce le sue pecore, il «guardiano» che le fa sentire sicure, la «porta» che difende.

Significati che intendono contrastare la presenza delle tante figure che, in Israele ieri come nel nostro mondo oggi, mirano a richiamare su di sé l’attenzione e la fiducia della gente, ma con l’obiettivo di trarre vantaggio dal bisogno di sicurezza che le persone esprimono e strumentalizzando la loro disponibilità a lasciarsi affascinare dall’imbonitore di turno. Gesù conclude con chiarezza: «Sono venuto a promuovere la vostra vita e a promuoverla in misura straordinaria. Non sono venuto a cercare il mio interesse». È questa certezza che siamo chiamati a ricostruire nella nostra vita, soprattutto ora che siamo sostenuti dalla garanzia dell’evento pasquale. Ci ammaestra e ci incoraggia l’anziano apostolo Pietro, quando ci trasmette quella consapevolezza che lui stesso ha maturato: «Ora siete ritornati al pastore e guardiano delle vostre anime».

È anche sulla scia del Vangelo odierno che siamo sollecitati alla riflessione su un tema che sembra diventato di inquietante attualità: la qualità dei «pastori» di cui la comunità cristiana necessita per sentirsi sicura, guidata, animata, accompagnata con quella intensità di amore che Gesù ha manifestato e che ha consegnato perché si continuasse nel suo nome. Come le comunità cristiane cercano ed educano coloro che devono guidarle? Quanto si preoccupano di avere guide e animatori generosi e competenti? Come li aiutano e li sostengono perché abbiano le qualità di cui il Vangelo oggi ci fa memoria? Le comunità cristiane sono convinte dell’indispensabilità di chi si dedichi a loro a tempo pieno, con totale interessamento per la loro «vita in abbondanza»? Sanno intrattenere un dialogo costante e sincero con i propri «pastori» perché essi sappiano capire le vere necessità della gente e sappiano gestire risposte opportune e coerenti al Vangelo? In tempi di sbandamento e di disorientamento diffusi, dovremmo essere più invogliati a reperire, promuovere e curarci guide sicure.