Impariamo a camminare sulle acque

19ª domenica del Tempo ordinario. «Comanda che io venga da te sulle acque» (Mt 14, 22-33)DI STEFANO MANETTINella Colletta preghiamo che Dio rafforzi le nostra fede perché lo riconosciamo presente in ogni avvenimento. Non sempre è ovvio per il credente riconoscere Dio. Anche l’ Apostolo delle genti ha un grande dolore e una sofferenza continua: la mancata conversione dei suoi consanguinei e questo può costituire un limite nella sua comprensione del disegno di salvezza concepito da Dio. Ciò tuttavia non provoca in Paolo un giudizio su Dio, piuttosto diventa per lui motivo di un maggiore impegno a penetrare più a fondo il suo agire salvifico nella storia. Così Elia, «simile al fuoco» (Sir 48,1), deve riconoscere che Dio non era nel fuoco o là dove ci si sarebbe aspettato che fosse e non si manifestava in una forza terrificante come lui avrebbe voluto dato la situazione di oppressione in cui si trovava, ma nella debolezza di un mormorio di un vento leggero. E i discepoli che scambiano Gesù per un fantasma non sembrano davvero gli stessi che poco prima, esaltati dalla moltiplicazione dei pani, volevano farlo re. Quando la Comunità cristiana («quelli che erano sulla barca») pensa di aver capito tutto del suo Signore e rischia di rinchiuderlo nei propri schemi, è cosa buona che venga messa in crisi («si misero a gridare dalla paura»), sperimenti la propria debolezza e, attraverso questa purificazione, recuperi la verità del suo rapporto con Dio, e quindi di se stessa, del suo essere sacramento della salvezza per tutti gli uomini. Questa è la condizione necessaria perché possa offrire quel servizio che è la ragione del suo stesso esistere: l’annuncio del Vangelo, la confessione che Gesù è «veramente il Figlio di Dio» davanti al mondo. Alla comunità cristiana è chiesto, come a Pietro, di saper camminare sulle acque, di orientare il proprio agire secondo la Parola del suo Signore e non secondo le proprie vedute.

Rafforzare la fede, che è quanto chiediamo oggi nella colletta, acquista in questa prospettiva il significato di permanere saldi nell’atteggiamento dell’ascolto di Dio, che è rinuncia ad ogni giudizio nei suoi riguardi e disponibilità ad accoglierlo così come si manifesta, totalmente diverso dai propri pensieri e dalle proprie aspettative, per poter riconoscere la sua presenza e il suo agire a favore dell’uomo anche là dove parrebbe impossibile e illogico secondo i nostri criteri umani.