Gesù ci rende capaci di donarci

28 agosto 2005: 22ª domenca del Tempo ordinario. «Se qualcuno vuol venire dietro di me, rinneghi se stesso» (Mt 16,21-27)DI STEFANO MANETTI«Non conformatevi alla mentalità di questo secolo ma trasformatevi rinnovando la vostra mente». Progredire nel cammino di conversione significa passare gradualmente dal pensare secondo gli uomini al pensare secondo Dio. In altre parole si tratta di far propria la logica della croce che tanto ripugna all’uomo naturalmente preso, estraneo, cioè, all’esperienza dell’azione misteriosa della grazia nel suo cuore. La scienza della croce non appartiene all’ordine naturale ma proviene da Dio, viene insegnata da Gesù e viene recepita dal discepolo con fatica purché egli perseveri nella sequela del Maestro.

Il Vangelo segnala questo momento decisivo del cammino dei discepoli dietro Gesù annotando che il Signore «cominciò» a parlare apertamente della sua croce, suscitando la «protesta» di Pietro che non riesce ad adattarsi a questa nuova mentalità. In effetti non è così immediato comprendere che la vita la si trova perdendola, e tuttavia l’uomo «non può ritrovarsi pienamente se non attraverso un dono sincero di sé» (Gaudium et Spes 24). Il portare la propria croce dietro a Gesù significa mettersi alla sua scuola disponibili ad imparare la mentalità del dono sincero di sé senza la quale l’uomo non è pienamente se stesso. Gesù dunque non fa un discorso per i più devoti o esclusivamente religioso-ascetico, ma si potrebbe dire fa un’affermazione di carattere «antropologico», rivela la via attraverso la quale ogni essere umano può raggiungere una vita libera e felice.

Il dono di sé appartiene infatti all’indole più profonda dell’uomo, al progetto originario di Dio su di lui, pur sperimentando egli una sorta di ribellione in se stesso verso questa logica a causa dell’eredità del peccato. Gesù non è soltanto il Maestro che insegna il dono di sé ma soprattutto Colui che rende capaci di donarsi comunicandoci la sua forza, che si chiama Spirito Santo. Qualcosa di simile è successo a Geremia che è riuscito a fare ciò che gli ripugnava spinto dal «fuoco ardente» chiuso nelle sue ossa. In effetti nel battesimo siamo uniti a Cristo nella sua morte: ci viene cioè data la grazia di morire con Lui, di superare la naturale paura di perdere la vita e finalmente riuscire a rinnegare se stessi: smettere di vivere per se stessi e vivere unicamente per il Signore, formati dalla stessa logica che tenne Gesù sulla croce fermo nel dono totale di sé. In quest’anno dell’Eucarestia abbiamo potuto approfondire come la comunione al pane eucaristico possa trasformare la nostra vita in senso oblativo.

«E perché non viviamo più per noi stessi, ma per lui che è morto e risorto per noi, hai mandato Padre lo Spirito Santo, primo dono ai credenti» (preghiera eucaristica IV). Perciò oggi preghiamo nella colletta: «Rinnovaci con il tuo Spirito di verità».