Com’è difficile oggi la correzione fraterna
Letture del 4 settembre, 23ª domenica del Tempo Ordinario: «Se tu non parli all’empio, della sua morte chiederò conto a te» (Ez 33,7-9); «Fa’ che ascoltiamo, Signore, la tua voce» (Salmo 94); «Pieno compimento della legge é l’amore» (Rm 13,8-10); « Se ti ascolterà, avrai guadagnato il tuo fratello» (Mt 18,15-20)
Di fatto, non bisogna lasciare nulla di intentato per raggiungere lo scopo e convincere il fratello a tornare sui suoi passi. Tutto questo esige un grande amore, perché il nostro fratello non sia umiliato. Ma in realtà, dobbiamo constatare quanto sia diventata difficile oggi la correzione fraterna. È diffusa la convinzione che anche la religione cristiana sia un affare privato. Anzi, l’esperienza spirituale è un fatto così intimo che non può tollerare nessuna intrusione.
Questo modo di pensare ha contribuito enormemente alla crescita dei «credenti non praticanti» che guardano la comunità cristiana da lontano, salvo forse in occasione di funerali e matrimoni. Se il senso di appartenenza alla Chiesa si è affievolito, raffreddato, Gesù ci invita con la sua presenza in mezzo a noi, con la sua Parola e il suo Corpo, a lottare strenuamente perché tutti noi rifacciamo il cammino del cuore verso un’autentica e vitale comunità cristiana.