Se l’amore di Dio ci «trapassa»

Letture del 23 ottobre, 30ª domenica del tempo ordinario: «Se maltratterete la vedova e l’orfano la mia collera si accenderà contro di voi» (Es 22,21-27); «Ti amo, Signore, mia forza» (Salmo 17); «Vi siete convertiti, allontanandovi dagli idoli, per servire al Dio vivo e vero e attendere dai cieli il suo Figlio» (1 Ts 1,5-10); «Amerai il Signore Dio tuo e il prossimo come te stesso» (Mt 22,34-40) a cura della COMUNITA’ DI SAN LEOLINOBenedetto Croce, il grande filosofo che si dichiarava non cristiano, dopo aver esaminato attentamente la storia umana, scrisse: «Il cristianesimo è stata la più grande rivoluzione che l’umanità abbia mai conosciuto. Le rivoluzioni e le scoperte che seguirono non si possono pensare senza la rivoluzione cristiana. Il suo effetto fu di amore, amore verso tutti gli uomini, senza distinzioni di genti e di classi, di liberi e di schiavi, verso le creature, verso il mondo che è opera di Dio, e Dio che è Dio di amore». Anche se oggi un intellettualismo esasperato, frutto ormai cadente della grande stagione illuminista, tende a ridimensionare quest’apporto profondo della fede cristiana alla vita e alla cultura umana, il giudizio di Benedetto Croce è ben soppesato e rispondente alla realtà dei fatti. L’amore di Dio e l’amore del prossimo non sono dissociabili nella fede cristiana. Anzi, l’uno è la verifica dell’altro, per dirlo in parole semplici, sebbene molte persone sono tentate sempre di contrapporre l’amore per Dio all’amore per gli uomini. È l’eterna questione che anche Gesù si trovò ad affrontare, come ci racconta il Vangelo di oggi: «Maestro qual è il più grande comandamento della legge?» (Mt 22,36). Infatti, questo problema posto dai farisei era molto discusso anche ai tempi di Gesù: tra i numerosissimi comandi di Dio, sparsi nei libri dell’Antico Testamento, qual era quello più importante? Per i maestri della Legge tutti i comandamenti dovevano avere la stessa importanza, ma Gesù supera il formalismo della Legge e annuncia che da due soli comandamenti «dipende» tutta la legge di Dio. Il verbo «dipende», nella lingua ebraica, indica il gancio forte e robusto a cui si appende ogni cosa. Così Gesù vuole dire che l’amore grande e concreto per Dio e per gli altri è il centro attorno a cui ruota tutto ciò che Dio ha insegnato e rivelato. E Gesù è colui il quale non ha rivelato un Dio lontano e giudice inflessibile, ma un Dio che ama il mondo e si prende cura, anche attraverso di noi, dei figli degli uomini, di tutti gli uomini. Un Dio che non resta indifferente mai di fronte alla storia umana, e ai suoi esiti spesso di violenza e di morte. Anche le prime comunità cristiane, per le quali Matteo scrisse il suo Vangelo, erano chiamate dalla parola di Gesù a verificare la loro fede. Così, anche oggi per tutte le nostre comunità cristiane. Con realismo, invece, dobbiamo riconoscere che l’atteggiamento «normale» di tanta gente che ci vive intorno (e che influisce su di noi!) non è l’amore, ma piuttosto il rifiuto di Dio e del prossimo.

Di fatto, l’indifferenza verso Dio – una buona esperienza di vita lo conferma – significa anche aggressività vero gli altri e verso il mondo. Senza Dio potrà dominare solo l’egoismo più sfrenato e incapace di misericordia. In effetti, l’indifferenza è il non interesse di Dio, la mancanza di cura per la propria vita spirituale, la chiusura senza appello di fronte alla voce di Dio che ci parla di vita e di amore per la vita. L’aggressività, per conseguenza, è il trattare gli altri come oggetti, da prendere o da gettare secondo il momento. È il rifiuto di chi chiede amore gratuito, come i bambini o gli anziani. Insomma, l’incapacità di riconoscere il valore di ogni persona.

Chi possiede, per grazia di Dio, un autentico spirito di preghiera, non separa mai l’amore per Dio dall’amore del prossimo. Alla mensa della Parola e dell’Eucaristia incontriamo Gesù Cristo e riconosciamo ciò che piace a Dio. Questa esperienza di grazia, di puro dono, che godiamo nella Chiesa, non può essere mai gelosamente conservata per noi: l’amore donato da Dio deve, come scriveva Madeleine Delbrêl, «trapassarci» e cioè arrivare agli altri. Ed è quanto stupendamente esprime la preghiera di questa domenica: «Amando lui solo e amando i fratelli secondo lo Spirito del Figlio». Lo Spirito di Gesù, non quello dettato dal nostro piccolo io.Per un errore tecnico il Commento al Vangelo della 30ª Domenica del Tempo Ordinario è stato pubblicato sia sul n. 37 che sul n. 38 dell’edizione cartacea di Toscanaoggi. Ce ne scusiamo con i lettori. Sul sito i Commenti sono ora giusti