Lieti, perché inviati

Letture dell’11 dicembre, 3ª domenica di Avvento: «Gioisco pienamente nel Signore» (Is 61,1-2.10-11); «La mia anima esulta nel mio Dio» (Lc 1,46-50.53-54); «Spirito, anima e corpo si conservino irreprensibili per la venuta del Signore» (1 Ts 5,16-24); «In mezzo a voi sta uno che voi non conoscete» (Gv 1,6-8.19-28)

DI PAOLO RAZZAUTILa liturgia di questa terza domenica di avvento è tutta un invito ed un inno alla gioia. Gioia: un termine (meglio sarebbe definirlo un valore) fantastico, colmo di grande ricchezza; eppure un termine che oggi, spesso, è ridotto a puri atteggiamenti esteriori, a sfrenatezze e sregolatezze, addirittura a momenti che potrebbero essere gioiosi e che invece sono trasformati in atteggiamenti abbrutenti per la persona.

Ecco, allora, l’importanza di riscoprire la gioia cristiana, la gioia – come diceva Paolo VI nella sua esortazione sulla gioia cristiana- che deriva dal cuore semplice ed umile. Dal cuore e dalla mente che sanno mettersi in ascolto del Signore e sanno trasformare questo ascolto, questa comunione in piccoli o grandi gesti di gioia.

Gioia che deriva dal sapersi cercati, scelti, amati ed inviati da un Dio, il nostro Dio colmo di Misericordia, di un amore infinito per le sue creature. Come sarebbe bello soffermarsi maggiormente, nelle nostre giornate, su questo amore divino che ci viene a cercare, sì a cercare proprio noi, proprio me che sono una povera creatura. E non solo ci viene a cercare ma si fida di noi, ci ama e ci affida il suo messaggio di salvezza.

Ecco, allora, l’importanza di essere coscienti e di saper vivere, fino in fondo, quella Profezia che ci viene assegnata nel nostro Battesimo; l’importanza di essere «Voce» in un mondo in cui ci sono tante, troppe le voci che offuscano l’unica Voce di verità che è quella del Cristo. Sì, dobbiamo sentire l’urgenza di essere profeti di bene, di positivo in un mondo in cui sembra che il negativo prenda, ogni giorno di più, il sopravvento; essere profeti di bene che vince il male.

E la gioia dovrà rivestire il nostro cammino, dovrà essere il nostro sostegno perché coscienti di essere investiti dei doni dello Spirito Santo, perché amati dal Signore. Gioia per aver ricevuto l’incarico di andare ed annunciare: un incarico che in alcuni momenti potrà farsi anche faticoso, e che, soltanto con la gioia interiore, potrà essere affrontato. Gioia che deve venire anche dalla constatazione che non annunciamo noi stessi o una nostra idea, ma annunciamo il Cristo, il suo messaggio di salvezza e rinnovamento. Portare la novità del Signore ci aiuterà a rinnovarci personalmente, ci aiuterà a rinnovare il nostro Spirito, il nostro cuore.

«Questo è il comando: siate lieti» ci ripeteva S. Paolo nella seconda lettura. Questo deve essere l’atteggiamento del cristiano; lieto per quello che ha ricevuto e continua a ricevere e per quello che riesce a donare. Lieti perché il Signore ci ha inviati «a portare il lieto annunzio ai poveri, a fasciare le piaghe dei cuori spezzati, a proclamare la libertà degli schiavi, a promulgare l’anno di misericordia del Signore», cioè ci ha inviati per aiutare ogni persona a comprendere che è possibile cambiare, che niente è impossibile se ci si affida alla Misericordia di Dio.

Per fare questo è necessario riconoscere Dio negli avvenimenti del mondo, riconoscere la sua presenza in tanti fratelli e sorelle che camminano con noi lungo le strade della vita. Noi siamo chiamati ad essere profeti di gioia contro la tristezza, profeti del Sì contro i tanti No, siamo chiamati ad aiutare ogni persona ad alzare lo sguardo verso il Signore: solo così ciascuno potrà essere illuminato dalla luce vera, dalla luce che aiuta a cercare.

Proprio dalla nostra partecipazione alla vita del Signore, dalla nostra vita eucaristica e sacramentale, dal confronto con la Parola, potremo trovare quella gioia (come abbiamo cantato nel salmo responsoriale) che sgorgò dal cuore di Maria per lodare e rendere grazie al Signore.Sì, l’anima mia magnifica il Signore, l’anima rende grazie a Lui perché mi ha amato ed inviato.