«Tu sei il mio figlio prediletto»

Domenica 8 gennaio, Battesimo del Signore: «Venite all’acqua: ascoltate e vivrete» (Is 55,1-11); «Attingeremo con gioia alle sorgenti della salvezza» (Is 12,2-6); «Lo Spirito, l’acqua e il sangue» (1 Gv 5,1-9); «Tu sei il Figlio mio prediletto, in te mi sono compiaciuto» (Mc 1,7-11)

DI PAOLO RAZZAUTINella Domenica che segue l’Epifania la liturgia ci invita a celebrare la festa del Battesimo del Signore, festa della gratuità. Dio, dopo averci donato i suoi profeti, ci dona il suo Figlio, dono inestimabile e ricco di significato; un dono che Dio ci fa perché tutti noi possiamo divenire4 suoi figli ed eredi. «Chiunque crede che Gesù è il Cristo, è nato da Dio; e chi ama colui che ha generato, ama anche chi da lui è stato generato».

Amare Dio e le sue creature è, quindi, grande prova di fede, perché soltanto ciò che nasce da Dio può sconfiggere il male del mondo. La conferma del Padre e la discesa dello Spirito sul Cristo che riceve il battesimo di Giovanni il Battista sono il suggello più completo dell’espressione di amore di Dio nei nostri confronti. Un Dio che ci invita ad andare a Lui e a dissetarci di Lui. Non importa chi siamo e che cosa abbiamo, l’importante è comprendere che in Dio troveremo la vera mensa che sazia, l’acqua che disseta, il desiderio che è appagato. Dio non è la nostra speranza, ma la nostra certezza. Il Cristo che Giovanni ci indica nel Battesimo, è l’Agnello immolato che, attraverso il suo sacrificio, dona a ciascuno di noi la vita e la novità della salvezza.

Non dobbiamo stancarci, non dobbiamo farci vincere dalle delusioni o stanchezze del momento, dobbiamo continuare a cercare Dio, perché Egli si fa trovare. Abbandonare la via iniqua, abbandonare la strada del peccato è vivere pienamente la nostra conversione e tornare a Dio, per trovare il suo perdono e la sua misericordia. Quante volte i nostri pensieri ci portano lontano da Dio, quante volte non ci permettono di fare spazio ai pensieri di Dio, quante volte offuscano la nostra mente tanto da non permetterci di esseri liberi, sì forti della libertà dei figli di Dio. Dio non si è sacrificato invano, la sua Parola non scende invano su di noi: chiede accoglienza, ascolto e meditazione; chiede disponibilità a rendersi persone libere da ogni cosa per essere colmate dei doni del Signore.

Quel Cristo che Giovanni il Battista indica ai suoi seguaci è un Signore che non ha dove posare il capo, ma che è capace d dire a chi lo incontra «vieni e seguimi» ed una volta incontrato è capace di coinvolgerlo in maniera tale che lo stesso esce per andare a chiamare gli altri.

Non dobbiamo temere, ma avere il coraggio di incontrare questo Dio, di fargli spazio nella nostra vita. Quel Battesimo che abbiamo ricevuto non può restare soltanto un bel ricordo, ma deve essere un qualcosa di vissuto giorno per giorno in modo da scoprire sempre più l’amore eterno di Dio.

Si, Dio è la mia salvezza, da lui attingerò come a sorgente pura, Egli è il mio canto e la mia forza.Troppe volte diamo importanza alla testimonianza degli uomini (che non dobbiamo e non possiamo scartare) ma quante volte di più dovremmo dare retta alla Parola di Dio. Troppo volte questa parola resta nascosta tra le tante parole umane, troppe volte le tante voci che ci assordano, non ci permettono di ascoltare la flebile (ma grandiosa) voce di Dio.

Ed allora lasciamoci andare allo Spirito, lasciamoci guidare da Lui, perché soltanto così saremo capaci di cantare inni al Signore e di scoprire, ogni giorno di più, le grandi cose che compie in noi ed attraverso di noi. Scopriremo così l’eterna sua gratuità e non potremo che rendergli grazie.