Incontrare e seguire Cristo

Letture del 15 gennaio, 2ª domenica del Tempo ordinario: «Parla, Signore, perché il tuo servo ti ascolta» (1 Sam 3,3-10.19); «Ecco, io vengo, Signore, per fare la tua volontà» (Salmo 39); «I vostri corpi sono membra di Cristo» (1 Cor 6,13-15.17-20); «Videro dove abitava e si fermarono presso di lui» (Gv 1,35-42)DI PAOLO RAZZAUTIDopo un periodo in cui abbiamo celebrato una serie di Feste che ci hanno fatto fare memoria della Venuta del Salvatore, con questa Domenica la liturgia ci riporta al Tempo Ordinario; un tempo in cui siamo invitati a rivisitare la nostra fede nella ferialità di ogni giorno, nella normalità dei diversi gesti quotidiani.

Le letture di oggi ci aiutano a riflettere sul nostro incontro con Cristo e sulla chiamata che Egli ci ha rivolto. Un fatto risalta subito all’attenzione: la mediazione. Eli, nella prima lettura, e Giovanni il Battista, nel Vangelo, sono coloro che aiutano a capire la voce che chiama ed a seguirla. La tentazione dell’uomo di oggi, e quindi spesso anche la nostra, è quella di fare da soli; ci riteniamo capaci di autosufficienza: Se questo può essere anche possibile (pur se complesso) nella vita materiale, non può invece esserlo nella nostra spiritualità. Avremo sempre bisogno di qualcuno che ci indichi la strada, di qualcuno che ci aiuti a camminare e ad incontrare. Allora, soltanto allora saremo capaci di farci coinvolgere totalmente dalla chiamata che ci è stata rivolta, tanto da diventare a nostra volta aiuto per gli altri.

È l’esperienza di Samuele: è nel tempio, è a servizio di un uomo di Dio, ma la sua comprensione non è chiara, non comprende chi lo chiama, a che cosa lo chiama. Ha bisogno che l’uomo di Dio lo inviti a fare ulteriormente silenzio intorno a Lui, che lo inviti a lasciar parlare «la Voce». Allora Samuele comprenderà e potrà avere l’autorità di parlare agli altri. Ugualmente, nel Vangelo, è Giovanni Battista che ai suoi discepoli ,intenti a seguirlo, indica l’Agnello di Dio. Soltanto così essi potranno seguire Gesù, tanto da farsi chiedere: «chi cercate?»; e soltanto così hanno la capacità di seguire quel Qualcuno che non promette loro paradisi artificiali o grandi successi, ma che dice: «venite e vedrete». Ecco l’esperienza: andare e vedere, fare esperienza di Gesù, della sua parola, del suo affetto coinvolgente. Essi sono talmente attratti dall’invito che si ricorderanno anche l’ora in cui è avvenuto; sono talmente attratti che non sanno resistere alla gioia di «uscire» e andare a coinvolgere gli altri amici.

Incontrare Cristo non è incontrare uno qualsiasi, è incontrare «il Maestro», non un maestro che parla dalla cattedra, ma il maestro di vita, il maestro dell’amore, il maestro che entra nel cuore e stravolge tutta la vita. Anche noi ci siamo sentiti guardati negli occhi da Gesù, anche a noi è stato ripetuto l’invito «venite e vedrete», anche noi siamo tra i fortunati che hanno trovato qualcuno che lungo la strada della vita ha indicato loro il Maestro, il Signore, l’Agnello del riscatto. Non possiamo dimenticare quel giorno, ma lo dobbiamo riportare continuamente alla memoria per viverlo di nuovo, per renderlo presente in ogni momento della nostra esistenza. Forse, troppo spesso presi dalle tante cose, ci dimentichiamo di aver incontrato il Signore, ci dimentichiamo che Egli ci ha chiamati a seguirlo. Si, lasciamoci guardare, ogni giorno, negli occhi da Gesù, lasciamoci amare e coinvolgere nella sua «pazzia», lasciamoci soprattutto coinvolgere del suo annuncio. Il Signore ha bisogno dei nostri piedi e delle nostre braccia per annunciare il suo Regno, la sua salvezza.

Non ci facciamo condizionare dalle tante stonate sirene odierne che cercano di dirci l’inutilità del messaggio religioso ; il mondo ha bisogno, ha urgenza di ascoltare ancora la Parola del Signore, ha bisogno di ascoltare il suo invito: ora tocca a noi , che lo abbiamo incontrato, ad essere mediatori nei confronti degli altri, ora tocca a noi essere Chiesa e farsi tenda per ogni uomo.