Alzati e seguimi!
Dinanzi a questa realtà Dio ci invita ad alzarci e convertirci. Ad un Giona titubante chiede di alzarsi e di andare, di mettersi in cammino, di predicare. È anche attraverso la sua disponibilità che Ninive si converte, cambia vita. È, ancora una volta, la fede di qualcuno che aiuta l’altro ad essere guarito e rinnovato.
Anche Gesù, nel vangelo, ci fa vedere che è in mezzo ed accanto a noi; Egli passa tra gli uomini: li guarda, li chiama, li strappa ai loro interessi privati, pur non promettendo alcuna facilitazione; non si rivolge a fannulloni o utopici di chi sa quali ideologie, ma si rivolge a lavoratori con le mani incallite dal tirare le reti, assillati dai problemi del mantenimento del giorno per giorno, preoccupati della «salute» della loro barca ; si rivolge ad uomini spesso delusi dalla mancata pesca o dalla rete strappata, ad uomini che sanno che cosa significhi sudare e faticare . Gesù li guarda e li chiama; Gesù non li obbliga, fa loro una proposta. Certamente essi affascinati da quello sguardo lo seguono. Eppure Gesù non ha dato loro alcuna spiegazione, non ha accordato nessuno stipendio, li ha soltanto invitati a seguirlo. È la forza delle parole del Signore che penetrano nel cuore, lo avvolgono, lo rendono docile all’ascolto ed all’accoglienza. È la semplicità di questi uomini che non fa far loro troppi calcoli, ma li aiuta a lanciarsi in un’avventura piena di insidie , ma proposta da un uomo «superiore». Hanno guardato anche loro Cristo ed hanno capito che non li avrebbe lasciati soli, ma sarebbe stato con loro fino alla fine. Hanno preso la decisione di entrare a far parte della sua storia, come Lui era entrato nella loro storia. Si potrebbe dire che hanno avuto il «colpo di fulmine» e si sono innamorati, tanto da dire «è lo Sposo».
Alzati! è la parola su cui dobbiamo riflettere; troppo volte anche noi credenti siamo troppo seduti nelle poltrone dei nostri interessi, dei nostri comodi, dei nostri finti perbenismi; troppo volte «seduti» emettiamo sentenze o ci lasciamo inumidire gli occhi da fatti tragici; ma quando c’è da mettersi in gioco, quando c’è da sporcarsi le mani, allora troviamo mille alibi per restare seduti. E, intanto, il Signore ci ripete di alzarci e di andare. Credo che la nostra conversione debba consistere proprio nel liberarci da queste pigrizie per poter diventare uomini dell’avventura, uomini e donne che camminano, incontrano, guardano ed annunciano la buona novella; persone che sanno leggere i segni dei tempi e farsi storia nella storia.
Nei mesi scorsi si è discusso molto sulle radici cristiane dell’Europa: certamente una identità da riscoprire e valorizzare, ma credo che innanzitutto dobbiamo riscoprire le radici e l’identità di ciascuno di noi, allora potremo aiutarci ed aiutare a riscoprire anche quelle comuni. Forse viviamo troppo nell’equivoco permanente di una fede incerta, fragile, che ha perduto i suoi fondamenti. Non possiamo nasconderci o aver paura, ma dobbiamo trovare il coraggio di gridare la nostra fede, di affermare con correttezza i nostri valori; lo dobbiamo fare non come imposizione, ma come proposta come ha fatto Gesù: la loro accoglienza dipenderà dallo stile con cui li proporremo. Se sarà ancorato in Cristo non dobbiamo temere: avrà i suoi risultati. Ed allora, fratelli e sorelle: «Alziamoci, convertiamoci ed andiamo; sarà meraviglioso!».