Siamo capaci di accompagnare gli altri da Gesù?

Letture del 19 febbraio, 7ª doemnica del Tempo ordinario: «Per riguardo a me non ricordo più i tuoi peccati» (Is 43,18-19.21-22.24-25); «Rinnovaci, Signore, col tuo perdono» (Salmo 40); «Gesù non fu si e no, ma in lui c’è stato il si» (2 Cor 1,18-22); «Il Figlio dell’uomo ha il potere sulla terra di rimettere i peccati» (Mc 2,1-12)

DI PAOLO RAZZAUTIAnche in questa domenica il Vangelo ci presenta una guarigione. D’altra parte è una caratteristica del vangelo di Marco mettere Gesù a stretto contatto con le miserie e sofferenze umane. Anche oggi il mondo vive svariate forme di sofferenza umana e morale: malattie, divisioni, rancori,mancanza di libertà, mancanza e perdita del lavoro. Questo porta l’uomo ad una continua ricerca di consolazione e, purtroppo, spesso affascinato dalle false promesse la cerca in realtà che lo illudono per un po’ di tempo, per lasciarlo poi di nuovo nella sofferenza. Quando Gesù si trova dinanzi a questo uomo steso in un lettuccio la prima parola che gli rivolge è il perdono dei suoi peccati, che viene indicato come la prima malattia, la prima povertà da cui essere risanati. Il peccato mina la capacità della persona di uscire dal suo egoismo, di liberarsi da quel male che non gli permette di vivere con serenità. In questo gesto emerge l’amore di Dio, che racchiude in sé tutte le promesse e le fa diventare il «sì». Ogni richiesta ed ogni ricerca di consolazione potranno trovare il loro compimento in Cristo, soltanto in Lui potranno trovare la vera liberazione da ogni male.Un’altra cosa che colpisce nel brano evangelico è che il paralitico, non essendo capace di arrivare da Gesù da solo, viene accompagnato da altre persone e Gesù, proprio vedendo la loro fede, lo guarisce. Anche noi, forse o certamente, siamo stati portati davanti a Gesù dalle situazioni della vita o da altre persone incontrate lungo la nostra strada. Se riandiamo a leggere il vangelo di domenica scorsa vediamo come il lebbroso, una volta guarito, lo va a riferire a tutti. Ecco il portare gli altri verso Gesù.

Ma noi siamo capaci di aiutare o invitare gli altri ad andare verso Gesù? Siamo capaci, in virtù della nostra fede, a farci strumento di guarigione per gli altri? Quante persone nella nostra vita, dalla famiglia, al lavoro, alla parrocchia avviciniamo, ma con quante di queste riusciamo a fare un cammino di fede per poi chiedere insieme, come popolo, la guarigione al Signore e dare a Lui gloria? Come riusciamo ad accompagnare i nostri bambini ed i nostri giovani verso Gesù, aiutandoli a scoprire le grandi cose che Egli compie e soprattutto la gratuità del suo amore? Sono domande che non possono essere evase, ma debbono trovare una risposta colma di volontà ed impegno. Risposta che potrà trovare un solido sostegno anche e soprattutto nell’accompagnamento della preghiera.

Il brano evangelico iniziava mettendo in risalto la massa delle persone intorno a Gesù e terminava affermando che tutti lodavano Dio. Ecco l’atteggiamento del credente: saper lodare e rendere grazie. Non è sufficiente andare verso Gesù per chiedere, ma dobbiamo essere anche capaci di «uscire» per dare lode a Lui delle grandi cose che ha fatto; e questa lode non deve fermarsi ad alcune parole di circostanza, ma deve diventare l’espressione di tutta una vita. Tutti noi dobbiamo ringraziare il Signore per la grandezza della sua Misericordia, perché nonostante che continuiamo ad essere peccatori, Egli continua a guarirci e salvarci. Lode a Te, Signore!