Dio non è Colui che pretende ma Colui che dona

Letture del 12 marzo, 2ª domenica di Quaresima: «Il sacrificio del nostro padre Abramo» (Gn 22,1-2.9.10-13.15-18); «Camminerò davanti al Signore nella terra dei viventi» (Salmo 115); «Dio non ha risparmiato il proprio Figlio» (Rm 8,31-34); «Questi è il mio Figlio prediletto» (Mc 9,2-10)DI CARLO STANCARITutti abbiamo fatto l’esperienza della paura. Nel cuore delle letture di oggi c’è l’affermazione di Paolo; è come un grido: «Se Dio è per noi, chi sarà contro di noi?» (seconda lettura). Dio ci dà la prova del suo amore incondizionato nella consegna per noi del suo beneamato Figlio. È una rivoluzione di molte idee su Dio («io credo a modo mio»). L’alleanza di cui si parla oggi, quella con Abramo (domenica scorsa quella con Noè), e la storia della richiesta del sacrificio del figlio Isacco sul monte Moria (prima lettura), è la rivelazione di Dio che non vuole sacrificio e offerta, ma disponibilità, superando ogni particolarismo e ogni attaccamento alle sole forze umane, per realizzare il suo piano universale di salvezza. Apriamoci alla novità sorprendente di Dio, fidiamoci e affidiamoci a Lui. Il Vangelo richiama un’altra montagna, quella con Gesù e tre suoi discepoli scelti. Tutto inizia come nelle manifestazioni di Dio (le teofanie) nella Bibbia, con la luce e la nube, l’apparire dei personaggi e le voci; il fatto provoca reazioni e sentimenti contrastanti: paura e desiderio di rimanere in una situazione beatificante. Gli stessi discepoli vivranno la paura sia la notte del giovedì santo al Getsemani che il pomeriggio del venerdì santo, al Golgota; occorrerà tempo perché si trasformi nella gioia della Pasqua. Sono i discepoli (noi) che hanno difficoltà a comprendere la via di Dio che è puro dono di sé, ad accettare che l’onnipotenza di Dio sia l’amore e non un potere di cui essi sono partecipi. Occorrerà lo Spirito Santo perché senza gli splendori del Tabor, nella semplice e complessa nostra umanità, si viva il sacramento dell’Amore.Lasciamoci dunque portare dal nostro fratello e Signore Gesù sul monte della trasfigurazione, per vivere con Lui e come Lui il monte dell’offerta in verità. Poiché credere è seguire il Signore sulle sue vie di donazione.

Ne risulta dunque una nuova immagine di Dio: non è colui che prende o pretende, ma Colui che dona gratuitamente; una nuova immagine del Figlio di Dio (e dei figli di Dio): Colui che si compiace di compiere incondizionatamente la volontà di amore salvifico universale. Tutto però è subordinato all’«eccomi» della fede e della grazia, quello di Abramo, quello di Maria, quello del Verbo, quello dei santi di tutti i tempi; una disponibilità che esige abbandono, intelligenza, fiducia, perseveranza, il «perdersi per ritrovarsi». Camminando con Gesù sulla via della croce, che è amore pagato di persona, ciascuno di noi lascia trasparire il mistero che lo abita; il quotidiano è il luogo della trasfigurazione della nostra umanità nel sacramento della Presenza dell’Amore che ci anima. «Dimmi che cosa desideri e ti dirò chi diventerai», dicevano i padri del deserto. E’ il monte delle beatitudini che ci rende capaci di salire il monte della donazione suprema e il monte della trasfigurazione. Solo l’amore ci può trasfigurare. Solo uno sguardo che parte dal cuore illuminato dall’amore di Gesù, sa vedere nell’uomo sfigurato il mistero e la luce che li abita.

La Quaresima ci trovi vigilanti e operosi nell’ascoltare e seguire Gesù, la Parola che indica la via della pienezza di vita, per vincere le forze di morte e di addormentamento della coscienza cristiana.