Lo Spirito Santo è all’opera: l’utopia diventa realtà

Domenica 4 giugno, Pentecoste: «Furono tutti pieni di Spirito Santo e cominciarono a parlare» (At 2,1-11); «Del tuo Spirito, Signore, è piena la terra» (Salmo 103); «I frutti dello Spirito» (Gal 5,16-25); «Lo Spirito di verità vi guiderà alla verità tutta intera» (Gv 15,26-27;16,12-15)DI CARLO STANCARIPentecoste: pienezza della Pasqua; celebrazione di ciò che è già avvenuto e invocazione perché si estenda il dono di Dio. Nel Vangelo di Giovanni lo Spirito Santo è donato nel giorno di Pasqua (evangelo della 2ª domenica di Pasqua). Questo dono è il frutto della risurrezione del Cristo: Colui che ha consegnato il suo ultimo soffio nell’atto di amore estremo è divenuto, presso il Padre, la sorgente da cui sgorga lo Spirito (evangelo della veglia). Questo Spirito fortifica i discepoli di Gesù e li sostiene nella testimonianza che essi rendono al loro Maestro (evangelo del giorno) malgrado le difficoltà: è Lui il loro Paraclito, cioè il Difensore, il Consolatore nella lotta ingaggiata dal mondo persecutore. È sempre lo Spirito che li mette in cammino verso una migliore e progressiva conoscenza del Cristo e del Padre: Egli è lo Spirito di verità che, lungo lo svolgersi dei tempi, va conducendo il popolo dei credenti verso la verità tutta intera; verità che risplenderà compiutamente alla fine della storia, la storia personale di ciascuno e la storia del mondo.

Questo processo riceve una spinta decisiva cinquanta giorni dopo la Pasqua del Cristo (prima lettura). Questa esperienza spirituale unica ha trasformato in testimoni vigorosi i paurosi discepoli del Cristo. Improvvisamente comincia a realizzarsi ciò che sarà compiuto al termine della storia: grazie al dono dello Spirito, tutti i popoli del mondo ascoltano e comprendono gli Apostoli che parlano delle meraviglie che Dio ha compiuto nel suo Figlio Gesù Cristo. E’ la grazia della comunicazione che rende il discepolo capace di raggiungere l’altro nella sua diversità e nella sua cultura, perché formi una cosa sola in Cristo senza uniformare (la «convivialità delle differenze» di cui parlava don Tonino Bello). È la strada che da Babele conduce a Pentecoste.

Lo Spirito del Cristo è ormai all’opera. Ogni uomo può accoglierlo e lasciarsi guidare da Lui per produrre frutti destinati a trasformare l’umanità (seconda lettura). Si può finalmente sognare una umanità che non sarà che amore, gioia, pace, pazienza, bontà, benevolenza, fede, umiltà e superamento del proprio io. Nel nostro mondo ferito dagli odi, lacerato dai conflitti, abbrutito dalla violenza, siamo certamente ancora lontani dalla realizzazione di quel progetto. Ma la fede ci dice che in coloro che si lasciano condurre dallo Spirito queste utopie diventano realtà. Il già avvenuto in Cristo e negli amici di Gesù (i Santi, quelli che assomigliano di più a Lui e ne ricordano qualche tratto particolare; ma attenzione: così erano chiamati i cristiani!), lo invochiamo sull’umanità intera non ancora animata dallo Spirito del Risorto Signore. Questi frutti dello Spirito ci dicono anche il criterio di discernimento per scorgere la presenza o l’assenza di Dio, in noi e nelle diverse situazioni.

La preghiera, accompagnata da una carità effettiva, affretta l’avvento di questo mondo nuovo: «O Signore, manda il tuo Spirito a rinnovare la faccia della terra!» (salmo responsoriale). I veri cambiamenti, quelli profondi e non di facciata, le riforme autentiche sono opera dello Spirito, invocato da noi e donato da Dio, che conduce ad una verità più grande, ad una apertura maggiore verso il Regno di Dio, ad una fedeltà creativa al Vangelo di sempre. Nonostante tutti gli sbandamenti e le incertezze dei singoli e dei gruppi umani, noi siamo uomini e donne di speranza a causa dell’azione certa dello Spirito Santo nella Chiesa e nel mondo; siamo, fin dal nostro Battesimo e poi dalla Cresima, gli uomini e le donne chiamati a costruire la possibilità di incontro fraterno e di pace con tutta l’umanità dispersa e divisa da tanti egoismi.