Gesù vince le tentazioni a cui Israele aveva ceduto

Letture del 25 febbraio, 1ª domenica di Quaresima: «Professione di fede del popolo eletto» (Dt 26,4-10); «Resta con noi, Signore, nell’ora della prova» (Salmo 90); «Professione di fede di chi crede in Cristo» (Rm 10,8-13); «Gesù fu condotto dallo Spirito nel deserto e tentato dal diavolo» (Lc 4,1-13)

Da questa settimana, il commento alle letture domenicali è curato da mons. Bruno Frediani. Prete della diocesi di Lucca, don Frediani è fondatore e presidente del Centro di Solidarietà di Lucca che si occupa di prevenzione e lotta alle varie forme di dipendenza.

DI BRUNO FREDIANIIl racconto delle tentazioni va spiegato alla luce dell’Esodo. Gesù trionfa sulle tentazioni alle quali il popolo aveva ceduto, e così si rivela come l’autentico Israele, il figlio di Dio.

La triplice prova rievoca l’antica memoria dell’alleanza: «Ascolta Israele: tu amerai il Signore tuo Dio con tutto il cuore, con tutta l’anima e con tutte le forze» (Dt 6,5). Il giudaismo considera questi tre atteggiamenti come le tre colonne su cui si fonda la realizzazione del mondo: la verità, la pace e la giustizia; così Gesù ha amato Dio, «con tutto il cuore», preferendo la verità della Parola di Dio alle proprie esigenze; «con tutta l’anima», rifiutando il trionfo facile per portare agli uomini la pace; «con tutte le forze» optando per la giustizia che fa rendere a ognuno ciò che gli è dovuto. La voce che invita Gesù a prendere come cibo le pietre del deserto, è quella dell’istinto che tenta di soffocare la vita stessa di Dio. Ma Gesù ristabilisce l’ordine dei valori: «Non di solo pane vivrà l’uomo, ma di ogni parola che esce dalla bocca di Dio» (v. Dt 8,3). Solo Dio può saziare l’uomo, e la fame del suo stomaco è l’immagine di una fame assai più sostanziale.

Abile regista, il tentatore mostra a Gesù, in un colpo d’occhio, tutti i regni della terra, quasi rievocando la visione di Mosè, al quale Dio mostra la terra promessa (v. Dt 34, 1-4) e gli propone uno scambio: «Ti darò tutta questa potenza e gloria di questi regni…Se ti prostri dinanzi a me tutto sarà tuo» (Lc 4,6). Ma colui nel quale il regno dei cieli si avvicina alla terra, non si lascia trarre in inganno, e riafferma il primo comandamento dell’alleanza: «Solo al Signore Dio tuo ti prostrerai, lui solo adorerai» (Dt 6,13). Gesù resta fedele alla sua missione, non abbandona la realtà per l’immagine, il regno dei cieli per il regno della terra. Il figlio di Dio è veramente uomo; non vuole sottrarsi a ciò che è.

Con pochi elementi il tentatore abbozza un quadro grandioso: il pinnacolo del tempio che domina la città santa: «Se tu sei figlio di Dio, buttati giù», e s’ispira alla Scrittura, come Gesù ha appena fatto: «Ai suoi angeli darà ordine per te , perché essi ti custodiscano; essi ti sosterranno con le mani, perché il tuo piede non inciampi in una pietra», citando il Sal 91. Il diavolo vuol far giocare a Gesù il ruolo di un messia trionfatore, che viene con potenza. Ma Gesù non vuol giocare un ruolo, sia pure quello di Dio; egli lo è: «Non tenterai il Signore Dio tuo» (v. Dt 6,16). La sua gloria sta nell’essere Dio; non può contentarsi di una gloriuzza umana.

Dove e quando queste tentazioni hanno effettivamente avuto luogo? Viene spontaneo collocarle all’inizio della missione di Gesù, in realtà tutta la vita di Gesù, come la nostra, è tentazione e prova.

Come mai Dio, che è buono, tenta l’uomo, e perfino il suo Figlio? Nell’antico Testamento spesso Dio tenta l’uomo e l’uomo tenta Dio. Per il semplice fatto di essere Dio, tenta l’uomo, lo chiama, cioè, a superarsi, lo provoca perché diventi ciò che è chiamato ad essere.

L’uomo tenta Dio cercando di costringerlo a mostrare che è veramente Dio: «Se sei Figlio di Dio…».

I discepoli di Gesù devono passare attraverso la tentazione che prova e purifica il cuore da ogni tentativo di possesso e di successo umani, devono operare una liberazione interiore: lasciare tutto ciò che costituisce la loro vita quotidiana, per ritrovarla con uno sguardo trasformato, lo sguardo di figlio. E’ questo un aspetto importante del cammino della Quaresima, nella prospettiva della Pasqua.