Gesù ci chiede di seminare ma non ci assicura che saremo noi a raccogliere

Letture dell’8 luglio, 14ª domenica del Tempo Ordinario: «Ecco, io farò scorrere su di essa come un fiume la prosperità» (Is 66,10-14); «Grandi sono le opere del Signore» (Salmo 65); «Porto le stigmate di Gesù nel mio corpo» (Gal 6,14-18); «La vostra pace scenderà su di lui» (Lc 10,1-9)

DI BRUNO FREDIANI

Ogni cristiano, in quanto battezzato, è discepolo di Gesù e operaio del vangelo. Il Battesimo, infatti, ci ha introdotti nell’intimità di Dio: noi facciamo parte della sua famiglia al punto da condividere la sua stessa vita ed essere continuamente colmati dei benefici del suo cuore di Padre. Siamo dei privilegiati, ma non possiamo tenere gelosamente per noi soli questi tesori.

La missione affidata da Cristo ai suoi discepoli di portatori della buona novella, è affidata anche a noi tutti. Luca osserva bene che non mandò solo i dodici, ma i settantadue.

Se l’uomo fosse capace di andare oltre le voglie che gli vengono indotte dalla cultura consumistica per potergliele immediatamente soddisfare coi beni materiali, scoprirebbe in sé una grande aspirazione alla pace, il desiderio di amare e di essere amato, l’aspirazione alla giustizia e alla fraternità.

L’uomo vuole la vita a tutti i livelli in pienezza, senza fine, e invece incontra la malattia e la morte.

L’uomo, nella profondità del suo essere, cerca il Dio vivente, ma produce idoli morti, nega e rifiuta la Sorgente.

Il discepolo di Gesù annuncia che le contraddizioni dell’esistenza saranno risolte, che le aspirazioni più profonde saranno realizzate, grazie all’intervento gratuito di Dio, perché ciò che è impossibile all’uomo è possibile a Dio (prima lettura).

Dio vince il male, ma non immediatamente, non con le armi potenti, ma attraverso la croce.

L’annuncio di salvezza cristiano è uno dei tanti segni presenti nel mondo contemporaneo, e rischia di perdersi e di confondersi tra i tanti annunci che promettono felicità e salvezza con i mezzi potenti di pubblicità e di propaganda di cui il mondo dispone.

I discepoli sono inviati da Gesù «come agnelli in mezzo a lupi», La missione comporta di per se stessa la persecuzione, la sofferenza, la croce.

La croce è la «gloria» del discepolo di Gesù (seconda lettura) è il segno della vittoria sul male e sulla morte. Solo attraverso la croce si arriva alla resurrezione.

La croce è anche il mezzo povero con cui la chiesa si presenta al mondo per portargli l’annuncio della salvezza. I mezzi grandi e potenti non sono adatti all’annuncio del vangelo, ne snaturerebbero la verità. Le consegne di Gesù sono chiare: mitezza, povertà, essere portatori di pace, sapersi accontentare, interessarsi dei bisognosi e annunciare il Regno.

L’uomo oggi sembra spesso voler fare a meno di Dio, e, di conseguenza della chiesa che è la comunità dei discepoli di Gesù (i settantadue). Questi spesso sono presi dal senso di scoraggiamento e di inutilità, ed è forte la tentazione di accedere ai mezzi potenti del mondo per adempiere alla loro missione.

Gesù però non ci ha assicurato il successo e l’efficacia. Ci chiede solo la fedeltà a lui, al suo messaggio, e al suo stile di testimonianza e di annuncio. Uno semina e altri raccoglie. Noi dobbiamo avere sempre la perseveranza e la fiducia del seminatore.